CACCIATORI, RISTORANTE DAL 1818
In un luogo dove regna la quiete, tra colline e boschi, dove il tempo sembra essersi fermato, si trova il Ristorante Cacciatori. Siamo a Cartosio in provincia di Alessandria, nel Monferrato, a pochi chilometri da Acqui Terme, noto centro termale confinante con le Langhe e il Roero, patrimoni Unesco in cui le viti si susseguono su e giù per colline. A Cartosio c’è il torrione saraceno che domina, mentre tutt’attorno alla collina ci sono boschi di castagno e rovere, ricchi di funghi, fiori e di fauna.

Cartosio
Da 200 anni la cucina del Ristorante Cacciatori parla di territorio, tradizione, sperimentazione e professionalità. La famiglia Milano arriva a Cartosio, da Novara, nel 1652 e nel 1818 inizia l’avventura dell’Hosteria del Popolo, che negli anni diventa Trattoria Cacciatori, in onore a quella categoria di clienti che ne avevano fatto il loro punto di riferimento dopo la battuta di caccia, e che offre ospitalità a chi ama la buona cucina tradizionale, dai sapori autentici che si rinnovano senza dimenticare il passato.

Ristorante Cacciatori ieri
Carla e Giancarlo sono l’anima del locale negli anni ’60 e ’70 durante i quali l’arte entra a far parte del ristorante attraverso pittori quali Ruggeri, Morlotti, Chighine, Music, Lavagnino, Ruggero Savinio, clienti e amici di Milano, e alcuni dei loro quadri sono presenti oggi in sala.
In cucina nonna Maria e mamma Carla, continuano a proporre i piatti della tradizione, in sala ci sono Giancarlo e il figlio Massimo, grande appassionato di vini.

Massimo e Federica
È il 2006 quando Massimo incontra Federica la quale inizia ad affiancare Carla in cucina, ne apprende i segreti ed eredita la sua passione, la cura, l’amore per le cose genuine fino al 2013, quando inizia a gestire da sola la preparazione dei piatti e le ricette tramandate, mentre Massimo si occupa della sala e gestisce la cantina con le sue prestigiose bottiglie d’annata. Entrambi si prendono cura dei clienti con un’accoglienza e un calore familiare.

Ristorante Cacciatori oggi
Nel 2018, al compimento dei 200 anni, Massimo e Federica si affidano al celebre architetto Piero Castellini Baldissera che ha donato nuove forme e un color malachite al locale, mantenendo la tradizione della cucina e valorizzando l’arte alle pareti. Sui tavoli, una mise en place sobria e di classe: il tovagliato Rivolta Carmignani, i calici Riedel e i piatti Richard Ginori.
LA CUCINA

Federica
La tradizione culinaria si tramanda da generazioni attraverso gli insegnamenti delle donne di famiglia e se Federica è l’anima della cucina, il cuore è sicuramente la stufa a legna sulla quale vengono preparate le portate principali del menù, piatti dal sapore e dalle consistenze uniche, grazie alla lunga cottura. È nato un rapporto speciale tra la chef e questo strumento, una sorta di legame: la stufa ha bisogno del sapere di Federica per essere alimentata, Federica ha bisogno del fuoco della stufa per la sua arte.
Gli ingredienti sono quelli del luogo e delle stagioni, i sapori autentici e genuini, l’interpretazione è quella che Federica ha appreso dalla tradizione e ha fatta sua, reinterpretandola con gusti moderni.
La nostra esperienza inizia con l’aperitivo grazie a un classico della cucina piemontese: selezione di salumi e carne di fassona piemontese battuta al coltello, a cui è quasi d’obbligo abbinare, da una selezione accurata di ottimi vini per un totale di 380 referenze, uno champagne.
BILLECART SALMON BRUT RÉSERVE (89/100)
Assemblato per il 40% di Meunier della valle della Marna, il 30% di chardonnay di varie zone e il 30% di Pinot noir della Montagna di Reims e della Grande Valle della Marne. Al naso bouquet di aromi fruttati, dalla pera all’agrume, sentori floreali e di frutta secca, con note dolci, una precisa corrispondenza gusto olfattiva, una cremosità che integrata all’acidità conduce ad un finale agrumato e speziato.

Zucchina ripiena
L’antipasto prosegue con il peperone di Carmagnola ripieno, la zucchina ripiena e una frittata di erba di san Pietro, abbinati ancora a un Billecart Salmon, ma stavolta in versione rosé
BILLECART SALMON ROSÉ (90/100)
E’ un rosé d’assemblage con il 40% di chardonnay, il 30% di meunier e 30% di pinot noir di cui il 65% vinificato in rosso. Uno stupendo color rosa cipria con un bel approccio olfattivo, fine e pulito, elegante, frutta fresca e floreale, al palato una leggera nota amaricante con ritorni fruttati e agrumati come il pompelmo rosa. Bella freschezza e acidità, finale sapido.

Tagliolini
I ravioli burro e salvia e i tagliolini all’uovo, rigorosamente fatti in casa, conditi con la semplicità di un saporito sugo di pomodoro, aglio e prezzemolo, sono abbinati al Timorasso di Vigneti Massa.
DERTHONA STERPI 2012 DEI VIGNETI MASSA (90/100)
Uve Timorasso 100%, provenienti da un singolo vigneto, vinificate in acciaio e tenute per 12 mesi sulle fecce fini. All’olfatto complesso, con note di frutta gialla e floreale, risalta l’agrume per poi svilupparsi al palato con una bella tensione, avvolgente e finale sapido.
Ancora oggi, in cucina vengono preparati con cura i piatti della memoria che, sono il simbolo di una cucina autentica che si rinnova attraverso la selezione delle materie prime e delle preparazioni: troviamo allora il famoso pollo alla cacciatora, con la ricetta originale del 1818 abbinato a un grande Barbaresco.
BARBARESCO 2015 DOCG DI GAJA (97/100)
Il nostro vino rosso preferito, dal colore rubino con riflessi granata. All’olfatto un esplosione di aromi, dal floreale di viola, ai piccoli frutti neri e rossi, all’agrume scuro, spezie, note di cacao e tabacco. Al palato freschezza e gioventù, vino teso ma complesso, alla ricerca dell’equilibrio e dell’armonia che troverà nel tempo sostenuto da meravigliosi tannini setosi. Finale lunghissimo con un ritorno di arancia tarocco.
Eccoci alla fine, con i dolci del cuore, come la crostata con marmellata di albicocche, mele, pinoli e uvetta e la fresca panna cotta alla menta.

Panna cotta
Dal 2018 il Ristorante Cacciatori a Cartosio fa parte delle Premiate Trattorie Italiane, luoghi a conduzione familiare con l’obiettivo di salvaguardare la tradizione, innovandola e proiettandola verso il futuro.
La sensazione che ci rimane è quella di una cena a casa di amici che abitano lontano. Alla fine della cena, si rimane a dormire nella stanza degli ospiti, per destarsi al mattino immersi nel territorio e godendo della quiete di questo posto magico.