GIANNI DI LELLA, PIZZA DESSERT DA “FORMULA 1”
Città del Drake e della Rossa, enclave di motori a dodici cilindri e corse epiche, crocevia di piloti famosi e grandi clienti, Maranello è divenuta capitale della velocità grazie a Enzo Ferrari che la scelse nel 1947 costruendovi gli stabilimenti della Ferrari.
Nel piccolo e operoso paese alle pendici delle colline modenesi tutto riporta all’iridata casa automobilistica, al suo fondatore, al suo simbolo e al colore rosso che si riverbera nei nomi delle attività commerciali, nelle insegne e nei menù dei ristoranti.
Un protagonista assoluto della scena internazionale che Dino Tagliazucchi conosceva bene. Gli era stato accanto come autista per oltre vent’anni, c’era anche quando nell’82 arrivò la telefonata dell’incidente mortale a Gilles Villeneuve e il Drake aveva pianto. Ne conosceva le abitudini, le piccole manie e i piatti preferiti: “La tavola era fondamentale per le relazioni pubbliche dell’ingegnere” racconta Tagliazucchi. “In quei momenti quotidiani raccoglieva informazioni, studiava attentamente l’interlocutore e valutava possibili interazioni. A a tavola si perfezionavano piani, si decidevano strategie e si sancivano contratti. Quando arrivava il momento di ordinare vincevano i piatti modenesi, in primis tagliatelle, tortellini e bolliti, pur amando il vitel tonné che considerava il più bel piatto del mondo, ma anche conservando un debole per la pizza”.
Dopo aver girato il mondo come collaudatore di autocarri, pilota e infine costruttore, negli ultimi anni di vita Ferrari aveva scelto di non viaggiare più tanto: “Il sabato, se i due medici che lo seguivano esprimevano parere positivo” continua Dino Tagliazucchi “si dedicava agli amici, una ristretta cerchia di fedelissimi che andava con lui a pranzo in un locale di riconosciuta reputazione che disponesse di una saletta dove poter pranzare in tranquillità”.
Un luogo come il ristorante pizzeria La Bufala di Maranello, che forse sarebbe piaciuto a Enzo Ferrari, dove si respira un’autentica passione per la Rossa. Un locale a gestione familiare guidato da Gianni di Lella, più volte campione del mondo di pizza dessert, dove una saletta ricca di oggetti e pezzi rari di auto da corsa è stata dedicata a Enzo Ferrari.
Qui la pizza è al centro di tutto ed è considerata con il rispetto che si deve al più celebre e riconosciuto piatto tipico napoletano. Ogni giorno si mettono in discussione le farine, gli impasti, le cotture, la lievitazione, gli ingredienti, cercando un confronto costante con i big della categoria e con i clienti. Il recente restyling ha reso ancor più accoglienti gli ambienti realizzati con materiali naturali e tanto legno. Dice di sé il giovane pizzaiolo: “sono un uomo fortunato, il mio lavoro coincide con la mia passione e deriva dalla mia infanzia e da mio padre Giovanni. L’idea di aprire una pizzeria è nata insieme, ed insieme è stata portata avanti: abbiamo aperto un piccolo locale appena fuori dal centro di Maranello, felice e familiare, dove la passione per la pizza è al primo posto”.
Un laboratorio delle idee dove pochi giorni fa si è svolta, riservata ad amici e giornalisti, una degustazione di pizza dessert. I severi tasting che hanno preceduto l’evento hanno dato frutti inaspettati e le pizze create da Di Lella hanno stupito per equilibrio e piacevolezza fornendo spunti inattesi a un settore nel quale la pizza dessert non è poi così tanto diffusa e apprezzata. Una ricerca iniziata da Di Lella alcuni anni fa, che si esprime ora in un ampio ricettario di pizze dessert che abbracciano prima di tutto il territorio e i suoi dolci simbolo ma anche la tradizione regionale italiana e la pasticcera francese. Impasti morbidi, fragranti ben idratati, ingredienti scelti e cotture accurate grazie al nuovo forno Mam, hanno offerto agli ospiti di quella inedita degustazione alle cinque di pomeriggio, un momento gastronomico raro con otto pizze dalle consistenze perfette e un cornicione reso fragrante e leggermente croccante da una particolare tostatura.
Prima “Era una lasagna”, una pizza salata, che fa parte delle novità del nuovo menù, lasciata volutamente qualche minuto a bordo forno, farcita con ragù alla bolognese e petali di Parmigiano Reggiano 60 mesi, ha dato il via alla degustazione. Per poi entrare nel vivo del percorso dessert firmato Di Lella, con la pizza “Torta della nonna”, un omaggio al più banale dei dolci proposti in pizzeria, che è stato interamente ripensato utilizzando ingredienti di prima scelta, una soffice e deliziosa crema al limone, insieme a pinoli tostati, menta peperina e scorzetta di limone. Tra i grandi classici non poteva mancare il Tiramisù, ribattezzato “Tiramisùlapizza”, accostando con successo il gelato al caffè alla spuma di mascarpone sifonato e al caffè arabica e cioccolato fondente spolverati dopo cottura, insieme a foglie di basilico fresco e anice stellato vaporizzato. Un viaggio nei dolci modenesi nel quale la “Zuppa inglese” è la regina, reinterpretata ospitando golosa crema pasticcera, cacao amaro e alchermes vaporizzato. Le radici partenopee di Di Lella si sono espresse al meglio con “La fritta di San Giuseppe”, un ricordo di bomboloni e zeppole dei momenti felici in famiglia, dove l’antica bontà della crema pasticcera, ha sposato la colatura di amarene e la mostarda di mele piccante. Una concreta interazione tra cucina e pizzeria in un percorso che convince, alla riscoperta dei dolci più famosi che riportano al territorio con “L’estiva“, una pizza al the day, a base di ciliegie di Vignola, ricotta di bufala, datterini scottati su una base leggera di pomodoro, con olio extra vergine affumicato, origano fresco e sale Maldon, che si presta ad essere gustata a tutte le ore del giorno. E poi ancora “La margherita sbagliata”, dove l’incontro tra meringa all’italiana, polpa di pomodoro e fragole marinate, e la nota balsamica del basilico fresco, persuade per equilibrio e piacevolezza. Per concludere con la pizza “Tarte Tatin”, con mele Granny Smith caramellate al profumo di calvados invecchiato 8 anni, gelato alla crema e menta al profumo di cioccolato, che ha entusiasmato nel ricordare il grande dolce francese, di così difficile esecuzione.