GRAND HOTEL PARKER’S A NAPOLI: STORIA E MODERNITÁ
La famiglia Avallone continua a sorprendere. Dopo la scoperta della bellissima cantina sul confine tra Campania e Lazio, Villa Matilde, e la squisita ospitalità di Maria, Ida e Salvatore, i due fratelli che portano avanti l’azienda fondata da loro padre, Francesco Paolo Avallone, è arrivato il turno di Napoli. La famiglia di noti viticoltori ha voluto alzare l’asticella, presentando alcune loro etichette nel Grand Hotel Parker’s, uno storico albergo a Napoli di loro proprietà, presso l’elegante ristorante George che vanta una stella Michelin. Alla guida del ristorante c’è lo chef Domenico Candela, che ha saputo cogliere l’essenza dei vini pregiati e, con l’aiuto del sommelier Enrico, abbinarli in modo impeccabile alle sue creazioni gastronomiche.
L’eleganza e la tradizione da sempre sono il fil rouge di tutte le attività della famiglia Avallone. Ma ora torniamo un attimo indietro, alla storia del Grand Hotel Parker’s. Una volta, alla fine dell’800 si chiamava Hotel Tramontano Beau Rivage, ed era frequentato e molto amato da un facoltoso studioso inglese, George Parker Bidder III, un biologo marino innamorato di Napoli, che alla fine lo rilevò e ne fece una meta prestigiosa per i viaggiatori da tutta Europa nonché la sua residenza. Correva l’anno 1870.
80 anni dopo, al termine della Seconda Guerra Mondiale, distrutto, l’hotel diventò quasi un rudere, ma fu rilevato da un brillante avvocato napoletano Francesco Paolo Avallone che lo fece risplendere come una volta. Oggi è un hotel cinque stelle lusso nel cuore di Napoli, che con la sua facciata Liberty ha conservato il fascino di un’antica dimora partenopea. Nel 2020 la struttura ha compiuto ben 150 anni, e quanti ospiti aveva ammagliato in questo secolo e mezzo. Da Virginia Woolf a Oscar Wilde, da Tommaso Marinetti a David Bowie, da Vittorio Emanuele II a Lenin e a tanti altri personaggi del mondo dell’arte e della cultura. Le 79 tra camere e suite, accuratamente ristrutturate, continuano ad accogliere gli ospiti italiani e stranieri tra arredi e finiture d’epoca, rendendo loro il soggiorno indimenticabile.
Altrettanto unica e indimenticabile è l’esperienza al ristorante George, chiamato così in onore dello studioso inglese, lo storico proprietario del Parker’s. È un locale piccolo, elegante ed accogliente, con una bella cucina a vista da una parte, e un panorama spettacolare sul golfo di Napoli dall’altra. La mise en place ricercata esalta ancora di più l’elaborato percorso gastronomico costruito a metà strada tra le veraci tradizioni napoletane e le raffinate tecniche della cucina francese. Qui ogni dettaglio ha senso, ogni ceramica è ispirata al mondo marino, ogni piatto, all’apparenza semplice, ha una funzione di esaltare al massimo il gusto e l’estetica di ogni portata. Lo chef Domenico Candela non ha conquistato a caso la sua stella Michelin. Napoletano di origine, ha lavorato tanto presso le più importanti realtà francesi, e questo connubio rende la sua raffinata cucina riconoscibile grazie al sapiente mix di estetica, sapori, consistenze e colori.

Domenico Candela, Chef del Ristorante George
È vero, gli ospiti dell’hotel hanno un’esclusiva possibilità di scoprire i luoghi d’origine del più antico vino della storia, il Falernum, visitando l’azienda vinicola della famiglia Avallone, Villa Matilde. In tutta libertà possono girare per i vigneti, degustare le più prestigiose etichette e assaggiare le specialità campane più famose come la mozzarella di bufala, i salumi, i formaggi e le verdure. Tutto questo perché gli Avallone hanno trasformato la loro passione in mission aziendale: valorizzare i vini antichi autoctoni della Campania e promuovere il territorio.
Ma sorseggiare quell’antico Falerno, il fiore all’occhiello dell’azienda, gustando la raffinata cucina dello chef Candela, non ha eguali. Per iniziare, una selezione di amuse bouche serviti sulle evocative ceramiche create apposta per colpire l’immaginazione: piccolissimi deliziosi bocconcini a forma di pizzette, cartellette, praline e polpettine fanno divertire il palato, proprio come il nome comanda (“amuse bouche” vuol dire “diverti la bocca”). In questa occasione non c’è niente di meglio di un calice (o due) di Mata Bianco VSQ, Falanghina 100%, Metodo Classico Extra Brut, rimasto sui lieviti 60 mesi. Perlage fine, riflessi dorati e delicati profumi di frutta matura, fanno solletico al palato, coccolandolo nello stesso tempo.
Il passato francese dello chef si affaccia subito nella portata successiva: una scaloppa di foie gras, servita con zucca Mantovana al plurale, crema di kumquat e salsa alle 5 spezie. Si chiama 17 Febbraio 2014 perché è la data del primo incontro a Parigi tra lo chef Domenico Candela e il suo sous chef Antonio Lerro. L’abbinamento con il Greco di Tufo DOCG 2019 Riserva, con un “trascorso” di qualche mese in anfora, è davvero magistrale. Profumo intenso di frutta bianca e note minerali abbracciano con delicatezza in fegato grasso, esaltando la sua consistenza e il sapore.
Il Risotto mantecato con succo fermentato di fichi d’india, gamberi rossi al naturale, caprino e olio al dragoncello è stato un connubio incredibile di contrasti e similitudini. Caldo e freddo, sapidità e dolcezza, tenerezza e croccantezza hanno chiamato in causa Vigna Caracci, Falerno del Massico DOC 2017. È un vino prodotto solo nelle migliori annate con le uve raccolte dall’omonimo vigneto sulle falde del vulcano spento di Roccamonfina. Profumi esotici e note balsamiche, sapidità e mineralità regalano un carattere incredibile a questo nettare che si fa elegante e vellutato in bocca.
Non poteva mancare un piatto-spettacolo: Omaggio a Soliveres, turbante di spaghetti di Gragnano con scampi, funghi porcini e caviale Oscietra. A guardarlo, sembra una zeppola di San Giuseppe, invece la sorpresa arriva immediatamente: profumi di terra e di mare, sapori decisi e armoniosi nello stesso tempo. L’abbinamento è decisamente azzeccato: Cecubo, IGP Roccamonfina 2015. Questo vino, prodotto con le uve autoctone, è stato apprezzato già dagli antichi romani. Rosso carico, quasi impenetrabile, regala un naso ricco di profumi di frutta rossa mattina, tabacco e cioccolato, coccolando il palato con eleganza.
E ancora, Animella di vitello del Sannio cotta al burro con friarielli, finferli, kefir e jus di vitello alla nocciola. Piatto ricco, sapido e appagante, ha fatto la coppia con Taurasi Fusonero DOCG 2015, un vino dal colore intenso, profumi complessi, speziati e intriganti. In bocca richiede un po’ di tempo per aprirsi, ma regala sensazioni di eleganza e carattere, grazie ai suoi tannini armoniosi.
A fine pasto la cucina francese più canonica pretende una portata di formaggi. Infatti, lo chef Cadela serve un Brie de Melun, farcito con la crema di mascarpone al tartufo nero ed erbe di campo. Un perfetto finale della parte salata, accompagnata dallo stesso Taurasi Fusonero della portata precedente.
Infine, il dessert: Souvenir Inoubliable – tarte tatin di mele annurca con crème brulée alla fava tonka, yogurt greco e gelato al fior di latte di capra. Delicato, leggero, profumato, è il connubio ideale con Eleusi, Falanghina Roccamonfina passito IGP 2009. Vino da dessert, ricco di sentori di frutta secca e pasticceria, avvolgente in bocca, è un piccolo gioiello dal colore ambrato e note sapide in mezzo a tanta dolcezza.