HIROMI LA MAISON, “INCONTRARE” IL GIAPPONE A ROMA

A Hiromi La Maison, una recente apertura romana, si entra da una piccola porticina quasi invisibile ai passanti ma, varcando la soglia, ci si trova davanti ad un ambiente accogliente ben illuminato, raggiungibile attraverso le larghe scale. Qui non sembra essere al centro della capitale, tra la trafficata via Nomentana e il mercato in piazza Alessandria, ed è proprio questo l’effetto sorpresa con il quale Hiromi accoglie i suoi ospiti.  Hiromi La Maison è il quinto locale aperto a Roma sempre dallo stesso gruppo, iniziando cinque anni fa da una pasticceria, passando poi per tre ristoranti per arrivare ad un progetto che abbraccia tutto l’operato.

Agli occhi occidentali il fascino del Giappone sta spesso nel suo tradizionale minimalismo abbracciato dall’arte dell’accoglienza, riservata e calorosa nello stesso tempo. Qui non c’è posto per le emozioni forti, qui i sapori accarezzano il palato come le persone accarezzano l’anima e il tempo rallenta la sua corsa.

All’ingresso del locale si notano subito i grandi archi laterali illuminati con l’esposizione delle bottiglie di Sake, la più grande in Italia. Subito dopo il banco della pasticceria rapisce lo sguardo con i piccoli monoporzione pieni di eleganza e gusto.

Sono Wagashi, i dolci tradizionali giapponesi come Dorayaki e Mochi, e Yougashi, i bellissimi dolci d’ispirazione occidentale rivisitati con tocchi e ingredienti giapponesi. Okinawa, una mousse dai sapori esotici che sembra un bocciolo di un fiore, Sakura che richiama un ciliegio in fiore, Daiski (“ti amo” in giapponese) con frutti rossi e yuzu, ma anche Matcha cake, Cheesecake e Tiramisu sempre al Matcha e Cotton Cheesecake, una versione giapponese di una torta americana, infinitamente più soffice ed avvolgente. Tutti i dolci sono firmati dalla Pastry Chef giapponese Mitsuko Takei.

Di fronte al banco c’è qualche tavolo qua e là per chi volesse concedersi un tè (ovviamente, tradizionale giapponese) con un dolce, o anche uno spuntino salato. Più avanti la saletta si allarga, accogliendo diversi tavoli dove poter mangiare con comodità oppure, perché no, provare la cerimonia del tè in uno spazio creato appositamente, su un enorme tatami portato dal Giappone, dove sedersi in ginocchio senza scarpe.

Nel giardino interno, arredato con divanetti e tavoli bassi dove prendere un aperitivo, e altri tavoli con le comode poltroncine intrecciate per cenare all’aria aperta, c’è il suggestivo Giardino Zen, realizzato dall’artista Akiyama Nobushige. È una vera e propria installazione artistica con due opere del maestro. Lo Tsukubai, una piccola vasca in pietra in cui scorre, con un moto perpetuo, l’acqua, usata tradizionalmente per la purificazione. La seconda opera, incisa su pietra, è una poesia breve, un “haiku” (incontro). Ed è proprio dell’incontro che si tratta qui, da Hiromi La Maison. Dell’incontro con la delicata e misteriosa cultura del Sol Levante, declinata in conoscenza e approfondimento della storia del sake, dei corsi di lingua e calligrafia giapponese che si svolgono la mattina, delle lezioni di pasticceria e, soprattutto, dell’avvicinamento alla cucina Kansai, tipica del locale. La regione di Kansai, una delle otto regioni del paese, situata nella zona meridionale dell’isola principale del Paese, Honshū, è considerata un centro di cultura e di storia del Giappone. Il Kansai, specialmente Osaka, è noto soprattutto per il suo cibo, e un proverbio popolare dice che “gli abitanti di Kyoto si rovinano spendendo in abbigliamento, quelli di Osaka si rovinano spendendo per il cibo”. Una delle specialità culinarie di Kansai è la carne bovina, come il manzo di Kobe e il bovino Tajima di Hyōgo, il manzo del Matsusaka da Mie e il manzo di Ōmi da Shiga. Un’altra specialità nota in tutto il mondo è sake: nelle zone di Nada-Gogō e di Fushimi si produce ben 45% di tutto il sake prodotto nel paese.

Dunque, da Hiromi La Maison si può fare un autentico full immersion nel mondo di sake, ancora poco conosciuto, attraverso le degustazioni e l’arte della mixology. I cocktail sono realizzati dai talentuosi Bartender Simone Francia e Maurizio Converso, hanno tutti uno spiccato taglio giapponese con whisky, gin o rum giapponesi e altri ingredienti tipici a base di miso, shōchu o wasabi. Inoltre, si può pasteggiare, assaggiando diversi tipi di sake, abbinandoli alle varie portate, seguendo i consigli del sommelier del sake.

Aiuchi Takehiko

Dalla cucina escono diverse specialità Kansai del Maestro Aiuchi Takehiko: Sake Sekai (Insalatina di verza, avocado e cipolla rivestita da fettine di salmone crudo e salsa giapponese), Doteyaki (carne di manzo cotta a bassa temperatura con sake e spezie), Kakuni (spalla di maiale cotta a fuoco lento con soia, zenzero, sake), Yakisoba (pasta di grano al tè verde saltata sulla piastra con gamberi, polpo, surimi, carote e zucchine a julienne, uovo e olio di sesamo) e vari tipi di zuppe tipiche, come Hokkaido Ramen (a base di brodo di maiale e miso, con uova, alghe, pancetta arrostita e fagiolini fatti a mano) o Kansai Ramen ( a base di pollo).

La cosa sorprendente è che tutti i Ramen sono molto delicati, non hanno il solito sapore forte e concentrato. Infatti, è una caratteristica della cucina Kansai, la leggerezza, che dipende dalla cottura e dalla scelta degli ingredienti più delicati. Per gli appassionati non manca una vasta selezione di sushi, nigiri, uramaki e temaki, ma anche di sashimi, tempura e gyoza.

 

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