ISTITUTO GRANDI MARCHE: APPUNTAMENTO CON LA QUALITÁ
Sarebbe un’impresa ardua per chiunque servire 18 grandi vini nel corso di una cena, abbinandoli in una maniera pressoché impeccabile alle portate, ma l’Istituto Grandi Marche e lo chef Domenico Stile (Enoteca la Torre a Villa Laetitia, 1 stella Michelin) ci sono riusciti. D’altronde l’IGM, nascendo per promuovere nel mondo la cultura, la tradizione e la commercializzazione del vino italiano di alto livello, è abituato alle sfide.
Conoscete l’Istituto Grandi Marche? È un sodalizio di diciotto tra le più importanti e rappresentative cantine del Belpaese che ha creato una perfetta sintesi tra la determinazione e la passione, diventando l’emblema della tradizione e dell’innovazione della produzione vitivinicola italiana di qualità. L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, attualmente presieduto da Piero Mastroberardino, comprende le seguenti aziende: Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi.
Tutte le cantine hanno in comune diverse determinanti caratteristiche come la presenza diretta della famiglia nella guida dell’azienda, la tradizione storica e consolidata nella produzione del vino di qualità, la presenza e riconoscibilità sia sul proprio territorio che sui mercati internazionali, e soprattutto una forte motivazione a promuovere e condividere la testimonianza del vino italiano di qualità nel mondo.
Dal 2004, anno della sua costituzione, l’Istituto Grandi Marchi ha promosso il vino italiano di qualità in tutto il mondo con eventi e attività in 23 paesi. Invece dal 2009, IGM è uno dei major supporter dell’Institute of Masters of Wine di Londra, la più prestigiosa ed influente istituzione internazionale che si propone di promuovere l’eccellenza professionale, la cultura, la scienza e il business del vino attraverso severi programmi di formazione.
E ora, finalmente, dopo diverse chiusure e lockdown, IGM è riuscito ad organizzare un evento live in grande stile, per di più per la prima volta in Italia. I diciotto big hanno scelto uno splendido Palazzo Rospigliosi di Roma a fianco al Quirinale, per il proprio evento istituzionale annuale: la presentazione dei loro vini più prestigiosi, prima raccontati dai rappresentanti delle famiglie proprietarie in una Masterclass fuori dal comune, e poi degustati nel corso di una cena stellata.
“C’era da parte di tutti una gran voglia di rivedersi e confrontarsi dal vivo” ha sottolineato Piero Mastroberardino, Presidente IGM “e quella di Roma è stata certamente l’occasione giusta. Che ha ribadito anche la nostra attenzione per il mercato interno e, in particolare, per il mondo della ristorazione, trait d’union vincente tra noi viticoltori e i consumatori. Un rapporto che in questi mesi abbiamo tenuto più vivo che mai anche grazie al format ‘Il Gusto nella Sfida’ che, seppure a distanza, ha mantenuto la liaison tra Istituto Grandi Marchi e i nostri amici chef”.
Il Gusto nella Sfida è un divertente challenge nato qualche mese fa tra i diciotto vignaioli del gruppo e altrettanti interpreti della grande cucina italiana. Dopo aver avuto un enorme successo sui social, ha creato una grande attesa per giovedì 18 novembre, quando, in contemporanea, ognuno dei diciotto chef coinvolti nel challenge, tra cui moltissimi nomi stellati, ospiterà una cantina gemellata per una serata all’insegna dell’enogastronomia di primissimo piano.
Dunque, un piccolo grande assaggio di questa entusiasmante avventura enogastronomica è stato offerto da Domenico Stile, dal 2016 l’executive chef del ristorante Enoteca la Torre a Villa Laetitia. Nato a Gragnano nel 1989, ad oggi è il più giovane chef stellato della capitale, che mette nei suoi piatti i sapori del Mediterraneo, legati alle tradizioni partenopee e condite con un pizzico di internazionalità.
Si è sicuramente divertito lo chef, a creare una serie di finger food per accompagnare il welcome cocktail a base di bollicine Ca’ del Bosco con Annamaria Clementi 2011 e Carpenè Malvolti Prosecco extra Brut 2020: Fusilli soffiati alla carbonara e Rocher di blu di bufala con nocciole e pere, Crudo e cotto di tonno al passion fruit e Roll di carota con ricotta e caviale.
Antipasto da mille sfaccettature marine, Veli di seppia in court-bouillon aromatico con mela verde, wakame e soia, è stato proposto insieme ai 4 vini bianchi, di Lungarotti (Torre di Giano 2018), Argiolas (Iselis Bianco 2020), Umani Ronchi (Castelli di Jesi Verdicchio 2019) e Alois Lageder (Gewurztraminer 2018).

Veli di seppia in court-bouillon aromatico con mela verde, wakame e soia
Il primo piatto, Riso di semola all’amatriciana di pomodoro giallo, Pecorino di ossa e aceto balsamico invecchiato si è rivelato una vera sfida tra due bianchi e due rossi: Jermann (Vintage Tunina 2018), Mastroberardino (Stilema 2017 Greco di Tufo), Masi (Brolo di Campofiorin 2017) e Pio Cesare (Moscow 2017 Barolo).

Riso di semola all’amatriciana di pomodoro giallo
Il piatto successivo, Lingotto di vitello fondente come un saltimbocca alla romana con spinaci e Chablis era da provare con 4 rossi: Michele Chiarlo (Cerequio 2016 Barolo), Antinori (Badia a Passignano 2018 Chianti Classico), Col d’Orcia (Olmaia Cabernet 2015 Sant’Antimo) e Tenuta San Guido (Guidalberto 2019).

Lingotto di vitello fondente come un saltimbocca alla romana con spinaci e Chablis
L’insolita portata e per questo ancora più piacevole era una selezione di formaggi per giocare con altri tre vini: Castelmagno d’Alpeggio Dop, Pecorino di Fossa di Sogliano Dop e Blu di Bufala vs Ambrogio e Giovani Folonari Tenute (Cabreo il Borgo 2017), Tasca d’Almerita (Riserva del Conte 2016) e Rivera (Il Falcone 2000 Castel del Monte Riserva).
Infine, un dessert ricco e rinfrescante nello stello tempo: Babà con vaniglia, visciole e menta. Difficile trovare l’abbonamento migliore di Ben Ryé (Passito di Pantelleria 2019) di Donnafugata.