LOCANDA PETREJA, STORIA DI GENTI E DI RAFFINATA ACCOGLIENZA
L’Umbria si è già tinta di colori caldi e sfumati come solo l’autunno sa fare. Quello che appare come appena poggiato sulla collina è un maniero antico oltre otto secoli, con tanto di corte e bastioni. All’entrata, passato l’arco d’ingresso, c’è la piccola piazza all’interno della quale ancora si distinguono il palazzo signorile e la cappella. Tutto perfettamente custodito tra le pietre della costruzione. Nulla è casuale, c’è storia, c’è sapienza. C’è la testimonianza di secoli trascorsi tra le frenetiche dispute politiche mosse da Guelfi e ghibellini e il quotidiano lavoro di tante famiglie che facevano riferimento al Borgo per la loro vita.
Lì proprio di lato, prima di passare sotto l’arco, c’è scritto Castello Petroro, secolo XII, quasi a ricordarne l’età. Tra l’altro, per completezza, andrebbe detto che il Borgo nascerebbe ancor prima come accampamento fortificato in epoca romana. Tutto è pulito, perfettamente ordinato e curato. Ogni dettaglio, ogni particolare è assolutamente in linea con l’idea di piacevolezza, cura e lusso che la proprietà intendeva dare all’ospite, al visitatore.
Accanto alla piccola cappella ci sono gli spazi dedicati al benessere, più avanti, all’interno del piccolo vicolo che circonda il Palazzo Ducale si apre una porta austera e massiccia, è l’entrata della Locanda Petreja. Il nome è un omaggio proprio a quella gens romana che abitò inizialmente il castrum.
Alla guida di questo nuovissimo ristorante c’è lo chef Oliver Glowing con esperienze importantissime in Italia e nel mondo. Uomo solare e affettuoso, tedesco di nascita ma innamorato della nostra Italia, è un professionista di altissimo rango con traguardi di assoluta eccellenza.

Oliver Glowing, chef di Locanda Petreja
Il locale è diviso in tre sale, quella del cavaliere (per via della statua posta al suo centro), quella nobile e quella della scuderia. Il servizio è pronto e attento, tutti perfettamente in linea con la filosofia dello Chef che segue ogni aspetto della proposta culinaria. Sua è anche la supervisione sulle materie prime che necessariamente devono rispondere al territorio e ai dettami dell’antica tradizione umbra. Ortaggi, legumi e ogni altra verdura è quasi a chilometro zero. Massima attenzione anche a olio e vino che provengono per la maggior parte da aziende addirittura confinanti. Anche l’agnello e il maialino di cinta fanno parte di quelle scelte dello Chef legate fortemente alla tradizione e al territorio che parlano di un amore autentico per una cucina vera di cui è da sempre deciso sostenitore. Per tale ragione riesce a creare abilmente accostamenti atti a valorizzare materia prima e gusto. Compaiono così, tra gli altri, ingredienti tipici come nocciole, funghi, tartufi, lamponi e castagne.
Quella di Oliver Glowing, dunque, è una filosofia culinaria capace di presentare grandi piatti come l’anatra con sedano e carote o la zuppa di ceci neri e bianchi con crudo di gambero rosso o, ancora, il baccalà con cotechino e note agrodolci. Oppure un dessert creato esclusivamente con le piccole e saporitissime mele della zona, proposte in varie consistenze, dal cotto al crudo. Nella Locanda tutto racconta di grande qualità, di maniacale attenzione al dettaglio. Tutto è quiete, serenità e appagamento.
Lasciando le sale, non si può non spingere lo sguardo verso l’austera armatura che come una sorta di arbiter rerum sta a confermare che “Tempora sic fugiunt pariter pariterque sequuntur et nova sunt semper”.