MEC, CLASSICISMO CONTEMPORANEO

Il rinascimento gastronomico e culturale di Palermo non può prescindere da connessioni avanguardiste che sappiano infrangere l’anacronistico autocentrismo insito nel DNA panormita, che raramente muta ed evolve confrontatosi col cosmopolitismo. Giuseppe Forello, architetto, imprenditore e collezionista delle emblematiche pietre miliari della rivoluzione informatica di Steve Jobs, è stato il fondatore di un concept artistico che relaziona il patrimonio architettonico e storico di palazzo Castrone Santa Ninfa al fine dining, all’archeologia digitale ed al mecenatismo, ospitando esposizioni temporanee ed eventi legati alla cultura nella sede MEC.

Carmelo Trentacosti (photo credits Fatos Vogli)

MEC è l’acronimo di Meet Eat Connect: connessioni, legami, sinergie che individuano nella ricerca sperimentale enogastronomica, il vettore per la divulgazione. Ed è qui che l’executive chef Carmelo Trentacosti ha definito il suo optimum espressivo, portando in brevissimo tempo l’omonimo ristorante MEC ai vertici dell’affermazione, coronando il raggiungimento degli obiettivi col supporto di un team che affina l’etica, l’estetica e lo stile luminoso della cucina d’autore.

Memorabilia della Apple s’interfacciano nelle sale museali ad una mise en place di squisito design, all’emblematico Apple-1 in esposizione e soprattutto alla storiografia dell’epopea di Steve Jobs dagli anni ’70 al 2011, anno in cui si spense prematuramente, lasciandoci la sua eredità visionaria e programmatica. Teche espositive in armoniosa continuità alle teche tecniche della cantina a vista, scelte stilistiche espletate da uno studio funzionale esemplare, che pone l’ospite al centro, vezzeggiato da sedute performanti, luci puntuali e da un’atmosfera istoriata di istrionica ricercatezza. Le sale del ristorante MEC vantano un’ottimizzazione dell’interior design che raggiunge i vertici del panorama nazionale.

Da sempre l’ambientazione storico-culturale-artistica è stata d’ispirazione per la sperimentazione culinaria di Carmelo Trentacosti, ma dall’affaccio esclusivo sulla cattedrale arabo-normanna di Palermo, l’executive chef ha mutuato una consapevolezza che ha tradotto nella definizione di menù che oggi modula in un classicismo contemporaneo. Perpetuando i valori della stagionalità, della devozione all’espressività dei sapori, dell’impeccabilità tecnica e della tensione creativa, sublimando la millenarie contaminazioni del gusto siciliano nell’autorevole interpretazione metaforica, custodendo in ogni portata rimandi al vissuto personale, al viaggio, all’antropologia palermitana che emulsiona sacro e profano, incanto e oblio, purezza e shock lisergici: punteggiature aromatiche, estrazioni, fermentazioni e ricercati vertici umami vegetali che elevano gli assaggi, definendone memorabilità.

Serigrafia di Caponata e Brioche al pomodoro

La serigrafia di Caponata è un compendio alla sontuosa brioche al pomodoro che si fa manifesto MEC: autenticità espressiva, sintesi e trasposizione tradizionale nella detonante fruibilità pop. Nel simbolismo del logo Apple, il subliminale invito al morso, alla tattilità che amplifica il gusto, alla sensualità dell’unicum di un assaggio che è somma di due magmatici esercizi di stile.

Carpaccio capasanta, limone, caviale, olio verde

Il Carpaccio di capasanta celebra la nitida eloquenza del mollusco, nel caleidoscopio degli agrumi della Conca d’Oro. Il limone è l’essenza che unisce ogni sponda mediterranea proiettandola ad Oriente, l’anima vibrante che definisce l’armonia della dolcezza iodica della capasanta, trovando verticalità salmastra nel caviale e lunghezza gustativa nel tepore donante della parmentier. Temperature e texture come liturgie.

Risotto, Gamberi Rossi di Mazara e melanzana arrosto

Il celebre risotto dell’executive chef Trentacosti assume connotazioni stagionali, nell’idillio magistrale dell’esecuzione, ammaliando oggi con la quintessenza del gambero di Mazara del Vallo, rivelandone mineralità e carnale autorevolezza, nella voluttuosa onda del riso mantecato, sottraendo grassi ed amplificandone l’allure amidacea zen. Il riso e la sua cipriata delicatezza, vengono magnificati dalla tecnica e dal sapiente utilizzo degli ingredienti più espressivi dell’estate, come la melanzana arrosto e i suoi rimandi fumé.

Agnello

Ancora una volta taglio, tecnica e temperatura definiscono la rivelazione del controfiletto di agnello. La cipolla Paglina di Castrofilippo rimanda con la sua fondente dolcezza, alle delicate nuances dei prati di camomilla ed elicriso. A definire la profondità umami più complessa, la ricchezza naturale di acido glutammico del peperone: una salsa dalle sfumature fruttate e sapide e il controcanto del fondo bruno dell’agnello, accenti risolti nella freschezza vibrante degli aromi.

Gel di anguria ed elisir agrumi

Basta citare l’avant dessert per sancire quanto eleganza, sottrazione, essenza e brillante tecnica sappiano essere fondamenti della visione esecutiva di Carmelo Trentacosti. Il gelo di anguria assume la raffinatezza di un palpito, nell’elisir di agrumi e zenzero che incanta e seduce.

Curato e preciso il servizio, spesso impreziosito da partiture al guéridon, ricercata la carta dei vini, incentrata sui microcosmi siciliani ed internazionali, selezionando verticali e rarità.

 

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