SCALILLO ASPRINIO D’AVERSA 2017 DRENGOT

Già presso la corte degli Angiò, nel Regno di Napoli, si iniziò ad usare l’Aspirinio d’Aversa per la produzione di un vino di ottima qualità. La leggenda vuole che sia stato il cantiniere di Roberto d’Angiò (1277-1343), Pierrefeu, ad accorgersi della capacità del prezioso Asprinio d’iniziare una seconda fermentazione. Da qui la nascita di un vino che ben si presta alla spumantizzazione e che tradizione vuole ancora conservato nelle tipiche grotte di tufo. L’altezza alla quale maturano gli acini, la spiccata acidità e la modalità di conservazione sono alcuni degli elementi che hanno conferito all’Asprinio le sue naturali capacità di spumantizzazione, tale che parrebbe che l’Asprinio sia stato il primo spumante d’Italia.

La qualità rara dell’Asprinio d’Aversa è data dal fatto di basarsi e avvalersi di un sistema di coltivazione ad alberata aversana, rendendolo l’unico vitigno coltivato con questo sistema. Si tratta di un metodo dalla storia millenaria, che affonda le sue origini ai tempi degli Etruschi, volutamente artigianale e ormai in via di estinzione, in quanto comporta una gestione dei vigneti più complessa e costosa. Le viti di Aversa sono alte quindici metri l’una e devono essere posizionate all’incirca a 20 metri l’una dall’altra, in modo da non coprirsi a vicenda con le rispettive ombre. Nel gergo locale si chiamano viti maritate perché il pioppo e la vite crescono insieme in un abbraccio che si estende verso il cielo. I tralci dell’Asprinio, poi, si estendono da un pioppo all’altro, grazie a delle corde di ferro che servono a mantenere l’architettura tipica della vigna. La distanza tra un albero e l’altro è quindi coperta da un muro di foglie e rami.

Questo tipo di coltivazione ha comportato lo sviluppo di particolari sistemi di potatura e di raccolta. Quest’ultima ad esempio si esegue esclusivamente manualmente e tramite l’uso dello scalillo, una scala costruita in base alla fisicità di ogni contadino. La distanza tra i pioli, infatti, rispecchia la lunghezza della gamba di ogni suo proprietario, per consentire al contadino di incastrare la gamba nella scala e avere le mani libere per eseguire le operazioni di cura e raccolta delle uve.

I tempi di crescita di un singolo vitigno di Asprinio sono molto lunghi, circa 30 anni, e fino agli anni ottanta erano oltre 15.000 gli ettari interessati da questo tipo di coltivazione nell’agro aversano. Oggi invece sono solo 200 gli ettari ancora coltivati ad Asprinio, una drastica riduzione data dal fatto che negli anni si è persa questa tradizione dell’alberata aversana di carattere soprattutto familiare, in favore di metodi di coltivazione più “semplici” da gestire, dove la raccolta avviene con tecnologie che velocizzano la vendemmia e i tempi di produzione.

Si sta però assistendo ad una rinascita dell’Asprinio grazie ad opere di impiantamento del vitigno per valorizzare nuovamente questo territorio dalle caratteristiche uniche. Il suolo dell’agro aversano è di origine vulcanica, ricco di minerali e di rocce tufacee utilizzate in passato per scavarvi delle grotte proprio per conservare tra i vari alimenti anche il vino. Oggi gran parte del merito della rinascita dell’Asprinio d’Aversa viene riconosciuto, tra le varie cantine vinicole della zona attive sul territorio, all’azienda Drengot che sta cercando di far conoscere questo vino anche e soprattutto al mercato internazionale. Drengot (dal nome del signore del feudo di Aversa in età normanna) porta avanti la tradizione dell’Asprinio iniziata anni prima nella cantina del nonno del proprietario dell’azienda Alberto Verde.

 

James’ Tasting

Scalillo Asprinio d’Aversa IGT 2017 Drengot

91/100

Ovviamente da uve Asprinio in purezza, Scalillo è un vino di sorprendente interesse: un aroma ammaliante e intenso di frutta matura, molto concentrato e materico, ma sempre equilibrato e piacevole. Al palato la sorpresa maggiore: invece di opulenza una ventata di sapidità, mineralità e freschezza. Un gran bel vino, di identità e carattere.

 

 

James’ Tasting

Terramasca Asprinio d’Aversa Extra Brut Drengot

90/100 

Abbiamo anche degustato la versione spumantizzata dell’Asprinio e abbiamo avuto conferma delle indubbie potenzialità del vitigno nel versante bollicine. L’aroma è fresco, floreale e fruttato, ma anche decisamente raffinato. Al palato teso, di grande struttura e mineralità. Piacevolissimo.

 

 

drengot.com