ALICE BEL COLLE, ALLA RISCOPERTA DELL’ASTI

Pasteggiarono ad Asti quella sera, Ernest Hemingway e Agnes von Kurowsky. Era il 31 agosto 1918 ed erano a cena al ristorante Du Nord di Milano, forse la prima volta insieme, con il vino bianco che lei aveva eletto a suo preferito. Lui è un giovane volontario sul fronte italiano della Prima Guerra Mondiale, ricoverato all’ospedale della Croce Rossa Americana di Milano, dopo essere stato ferito sul Piave, mentre mette in salvo un compagno e lei è una delle infermiere americane di stanza nel capoluogo lombardo. Sarà il primo vero amore di Hemingway, una vicenda sentimentale incompiuta che ricorderà per tutta la vita, a cui porrà fine l’infermiera americana, ma sarà anche il contraltare romantico di Addio alle armi (A Farewell to Arms, pubblicato nel 1929), uno dei romanzi di maggior successo dell’intero Novecento, dove lo scrittore ricorda quell’amore per lui così importante tratteggiando i drammatici anni del primo conflitto. E malgrado al Fronte cibi e vini scarseggino, l’Asti sarà nuovamente presente nelle pagine del volume durante una cena con i commilitoni. Grazie a Hemingway, scopriamo così che oltre cento anni fa l’Asti Spumante era già considerato un vino a cui ricorrere per suggellare l’attimo, un imprimatur che vale doppio, visto che arriva da uno scrittore Premio Nobel considerato tra i massimi conoscitori dell’universo alcolico. Radici solide per un brand consolidato che vive una nuova consapevolezza, i produttori astigiani stanno percorrendo nuove vie e l’Asti per decenni relegato nel ruolo non secondario di abbinamento ideale a dolci e dessert, vive un nuovo rinascimento.

C’è una bella atmosfera nell’Alto Monferrato, ci si crede di più e si ha voglia di comunicarlo. Un territorio da riscoprire, quello dell’alessandrino, che cela mete di notevole interesse storico paesaggistico, magari iniziando dalla località di Alice Bel Colle, prima feudo dei Marchesi del Monferrato, poi diventata nel 1533 possedimento di Federico Gonzaga di Mantova e infine sottomessa alla giurisdizione dei Savoia nel 1708. Un cucuzzolo panoramico che domina la pianura sottostante, tutta vigneti e campi coltivati ben ordinati, punteggiati da colline, che caratterizzano consolidate produzioni di Moscato, Barbera, Brachetto, Asti Spumante e Dolcetto, asse portante di un’economia che pone il vino al centro. Il centro storico di Alice Bel Colle – dal 2014 patrimonio mondiale dell’umanità (UNESCO) – ospita la chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista progettata dall’architetto G.B. Monticelli, da visitare per il bel pulpito ligneo e il pregevole altare maggiore che risale al XVIII secolo; il municipio in stile neoclassico e il suggestivo belvedere, posto sulla parte sommitale della cittadina, dal quale ammirare uno stupendo colpo d’occhio a 360°, con i vigneti, i centri abitati, le colline del Monferrato Acquese e sullo sfondo le Alpi, mentre se si vuole acquistare qualcosa o si ha appetito, ci si può fermare poco più sotto in piazza Guacchione, alla Bottega del vino, un ristorantino di proprietà della Cantina Alice Bel Colle, che è anche fornitissima enoteca e bottega tipica con prodotti local.

A pochi chilometri in località ‘la Fraschetta’, si trova invece “La panchina gigante del sole”, dipinta di rosa come le uve dell’Acqui Rosè, una variante secca del Brachetto, una delle grandi istallazioni della Fondazione Big Bench Community Project, inaugurata in un punto panoramico tra i vigneti, il 27 aprile 2019. A meno di sei chilometri la bellissima Acqui Terme, un’antica cittadina romana che conserva i resti dell’acquedotto di epoca imperiale, l’anfiteatro, la piscina romana scavata nella roccia, la Bollente – una sorgente di acqua termale caldissima, con una portata di 560 litri al minuto e una temperatura di 74,5° – che ricorda la plurisecolare tradizione termale di Acqui. Il settecentesco seminario vescovile, con un importante scalone «a forbice», la chiesa della Vergine Addolorata in stile romanico, con il campanile ottagonale; poi ancora Palazzo Robellini, con il suo suggestivo colonnato, le Terme nuove e quelle antiche. E non distante la splendida Villa Ottolenghi, esempio di arte sinottica del Ventennio, alla cui edificazione diedero il loro contributo architetti del calibro di Marcello Piacentini e artisti come Arturo Martini, Fortunato Depero, Venanzo Crocetti, una dimora padronale, esempio unico nell’Europa del secolo scorso, alla cui realizzazione collaborarono committenti, artigiani, pittori, scultori, architetti, arredatori, paesaggisti e giardinieri, dando vita a un cenacolo culturale animato dalla sensibilità verso le arti dei Conti Ottolenghi. E ancora il Tempio di Herta, l’enorme portale in bronzo, nichel e rame inciso di Ernesto e Mario Ferrari, gli affreschi e i mosaici di Ferruccio Ferrazzi, il Pozzo, gli Studi, la Raccolta delle Acque, la Passeggiata che delimita il complesso, i Graffiti, il Pergolato di glicine, la Piscina, le pregevoli sculture, ognuna con una sua storia, a cui si aggiunge lo scenografico parco ripensato nel 1955 dall’architetto paesaggista Pietro Porcinai, premiato come migliore giardino d’Europa nel 2011. Un territorio che ha a che fare con il vino da alcuni millenni e riesce ad esprimere realtà di pregio come Alice Bel Colle. Una cantina con sede nell’omonima località monferrina a 418 mt sul livello del mare, che ha saputo imporsi all’attenzione dei gourmet e degli appassionati, grazie a un paziente lavoro del management e ad anni di crescita costante.

350 ettari di vigneti dedicati a Moscato (200 ha), Brachetto (60 ha), Barbera (50 ha), Dolcetto, Cortese, Chardonnay (40 ha tot), frutto dell’impegno costante di 100 famiglie che perseguono una dedizione totale al territorio, fatta di armonia e rigore, con l’obiettivo di tutelare la storica enologia di qualità del basso Piemonte, ripensando nuove modalità comunicative. Oltre mezzo secolo di vita e una produzione di 32 mila quintali di uva di cui meno del 25% viene destinata alla produzione in bottiglia, con investimenti importanti nella ricerca e nello sviluppo. Una visione lunga e scelte indovinate, grazie al lavoro coeso di quella che è una grande famiglia, coordinata da un team determinato formato dal presidente Claudio Negrino, dal vice presidente Bruno Roffredo, dall’enologo responsabile Marco Nosenzo, insieme alla preziosa consulenza di Beppe Caviola, tra i più affermati enologi del Piemonte e al lavoro del responsabile commerciale Daniele Bianco. Un passo deciso che ha prodotto risultati di rilievo dal punto di vista della qualità, delle scelte innovative e dell’affermazione del brand. “I terreni bianchi delle colline sono il segreto dei profumi che caratterizzano tutti i nostri vini e la terra, per noi che siamo contadini, è la madre di tutto. Dal belvedere di Alice si possono ammirare vigneti a perdita d’occhio che abbracciano tutta la collina e per davvero a 360 gradi: è solo dai migliori filari di questi vigneti che nascono il Filarej e il Monteridolfo, due rappresentazioni della vocazionalità dei nostri territori. Vini nati da una visione innovativa del gusto per i consumatori che ricercano l’eleganza, i profumi e gli accostamenti anche con le cucine etniche” dichiara il Presidente Claudio Negrino. E prosegue: “Il Moscato e il Brachetto, infatti, non sono vitigni da conoscere solamente al termine del pasto, ma rappresentano una frontiera da esplorare anche in altri momenti del pranzo o prima ancora. Questa discovery riguarda soprattutto i giovani, che amano sperimentarla con visite in Cantina o con acquisti attraverso piattaforme specializzate, ma la piacevole novità è riscontrare come anche nel mondo della ristorazione si stia iniziando a proporre più facilmente Moscato e Brachetto in versione secca.”

La produzione si concentra su apparati filtranti sempre più avanzati, barriere meccaniche, vasche in inox, celle frigorifere con capacità fino a 22 mila ettolitri, impiegando la microfiltrazione ad alta tecnologia. Ampliare sempre di più il concetto di sostenibilità Economica, Ambientale e Sociale è tra gli obiettivi di Alice Bel Colle che ad aprile 2021 ha portato all’ottenimento della certificazione di sostenibilità Equalitas. L’eleganza e la riconoscibilità dei vini Alice Bel Colle insieme alle peculiarità olfattive che in particolare nel Moscato sono così identitarie, sono frutto di un particolare microclima e di un rigore tecnico nelle lavorazioni in cantina perché si preservi l’integrità del frutto. Sul Moscato che è un vessillo del territorio, si è lavorato tanto nella cantina monferrina, per proseguire nel solco della tradizione ma anche per esplorare nuove forme espressive che possano assecondare una ristorazione sempre più gastronomica e ricca di suggestioni, delineando differenti versioni sempre più versatili.

 

DEGUSTAZIONE

 

MOSCATO D’ASTI IL PAJÈ

In una valletta chiusa con un microclima tendenzialmente caldo, uve raccolte precocemente danno vita a un Moscato ricco di profumi floreali intensi, sambuco, acacia, salvia, glicine, mentre al palato si caratterizza per un sorso elegante, fine e persistente.

 

MOSCATO D’ASTI LE CASETTE

Terreni di natura calcarea e vigneti esposti a sud, su rilievi tra i 150 e i 200 mt sul livello del mare. Pressatura soffice e affinamento di due mesi in bottiglia. Al naso profumi di muschio, uva, miele; al palato è dolce, fresco, di moderata alcolicità e acidità.

 

ASTI METODO CLASSICO DOLCE

Una sfida quella di mantenere il naturale residuo zuccherino nel corso della tradizionale rifermentazione in bottiglia, che riporta agli albori dell’enologia monferrina, ben prima del Metodo Martinotti. Al naso noci pecan, uva sultanina, miele, al palato dolce, complesso, strutturato. I dodici mesi di affinamento conferiranno alla bottiglia longevità.

 

PIEMONTE MOSCATO SECCO FILAREJ

La rivincita del Moscato fermo (Canelli), che pur senza le bollicine non rinuncia alla sua identità e apre a molteplici abbinamenti. Vigneti esposti a sud su terreni calcareo gessosi e vinificazione con una breve macerazione pellicolare. Al naso ginestra, salvia, rosa selvatica, al palato morbido, aromatico, dal finale fresco con note leggere di mandorla.

 

cantinaalicebc.it