CÀ BONFADINI, OSPITALITÀ E ARTE

Quando l’ospitalità costruisce e rende leggibili i luoghi della storia, nascono esperienze che lasciano il segno. Il contesto è quello giusto, Venezia, con la sua allure inconfondibile, la città che in questo momento sta catalizzando l’attenzione di tutto il mondo, grazie alla nuova edizione de La Biennale Arte. In Fondamenta Savorgnan, nei pressi del ghetto ebraico, si entra in una dimora del seicento appartenuta alla famiglia Bonfadini e in seguito alla famiglia ebraica dei Vivante, poi crocevia nell’ottocento di artisti del neoclassicismo veneziano. Cà Bonfadini è un piccolo tesoro che si affaccia sul canale di Cannaregio che combina le tipiche atmosfere di una dimora veneziana con dettagli pensati per trasmettere un’idea di quiete e di comfort. Le camere – 20 in totale – con splendidi affreschi di vedute veneziane, lampadari in vetro di Murano e mobili sontuosi, richiamano suggestioni di memorie antiche e le parti comuni, il Cocktail Bar e la Executive Meeting Room, di questo hotel a 5 stelle, parte del Gruppo I Palazzi – Historic Experience Hotels, sono pensati per creare un ambiente raccolto e intimo, in cui respirare arte ed esclusiva ospitalità.

La memoria si intreccia con il presente e tra le mura del palazzo riecheggiano storie di famiglie che il tempo non ha cancellato. Come quella della famiglia Bonfadini, che lì visse nella seconda metà del 1700 uno dei momenti più floridi perché l’accesso all’aristocrazia veneziana le permise di attuare una strategia di promozione familiare che intrecciava legami matrimoniali con esponenti del patriziato. La sua massima affermazione è espressa nell’affresco dell’Allegoria nuziale sul soffitto della Camera della Sposa, dove in festa divengono protagonisti le allegorie della Fecondità, in alto, più in basso la Salute e accanto l’Allegrezza con la coppa d’oro, mentre più in basso due innamorati custodiscono un cuore e la Giovinezza è seduta vicino ad un altare ricoperta di fiori.

Nel salone al primo piano la mitologia antica esprime i nuovi valori della classe dirigente che non ha origini patrizie: un ciclo di affreschi dedicato alle fatiche di Ercole racconta la famiglia Vivante, che tramite il senso del dovere, della legge e del sacrificio determina da sé la propria fortuna. I Vivante, che acquistarono il palazzo nel 1815 e vissero al secondo piano, il piano nobile dell’edificio, fecero abbellire gli spazi, ingaggiando artisti allora già affermati come Giambattista Canal (1775-1849) e alcuni tra gli artisti più noti dell’epoca napoleonica tra cui il pittore Giovanni Carlo Bevilacqua (1775-1849) che affrescò ad esempio le Procuratie in Piazza San Marco e la Villa Reale di Strà, e il pittore, vedutista e scenografo Giuseppe Borsato (1770-1849) che partecipò alla ristrutturazione del teatro La Fenice.

Da pochi mesi, tra stucchi e affreschi, si può godere della meraviglia di questo luogo appoggiato sull’acqua, scegliendo di pranzare  o cenare nell’oasi contemporanea del ristorante gourmet Dama. In regia lo chef Lorenzo Cogo, classe 1986, già nell’olimpo dei più giovani chef stellati italiani. La cucina è ricercata, dal nobile portamento tipico di una dama veneziana ma in cui tutto rimanda all’elemento essenziale di Venezia: l’acqua. Non è un caso infatti che “Dama” sia il termine utilizzato in Laguna per indicare i caratteristici pali lignei utilizzati per segnalare le vie d’acqua. Un fil rouge che non esclude la scelta del design: protagonisti della sala del ristorante, sono infatti tre maestosi tavoli sociali realizzati da Riva 1920 utilizzando il legno restaurato delle briccole veneziane e le confortevoli sedute in pelle di Baxter dalle fogge variegate. Un concept inusuale per un ristorante gourmet e piacevolmente in antitesi con il palazzo che lo ospita, che vuole essere lo specchio della cucina dello chef Lorenzo Cogo nonché del suo approccio casual, “istintivo” e pieno di contrasti. Il risultato è un’esperienza sensoriale completa che mette a proprio agio gli ospiti, per sentirsi come a casa, liberi di trascorrere una serata all’insegna della convivialità.

Cogo è un abile narratore che racconta la Laguna nel menù, prima presentandolo ai suoi ospiti con le parole dello scrittore veneziano Tiziano Scarpa che scrive “Venezia è un pesce, è dalla notte dei tempi che naviga; ha toccato tutti i porti, ha strusciato addosso a tutte le rive, le banchine, gli approdi”.  Infatti la Laguna sulla carta geografica ricorda proprio un pesce ed è facile immaginare le sue squame ricoperte di “madreperle mediorientali, sabbia fenicia, trasparente, molluschi greci, alghe bizantine” mentre le spezie al palato, conducono in terre lontane e raccontano che nella Laguna si sono intrecciati popoli e culture da ogni dove.

Lorenzo Cogo, Executive Chef del ristorante Dama

Due i menu degustazione – uno di mare e uno vegetariano – accompagnati da vini italiani e francesi, scelti tra piccoli produttori e selezionati dal sommelier Stefano Grandis. Tra gli antipasti spicca il Carpaccio di ricciola, cavolo viola, rafano e acqua di rose, tra i primi lo Spaghetto aglio, olio, peperoncino, latte di nocciola e vongole proseguendo con Il bacalao al vapore, mela annurca e jalapeno, olio alla rucola e broccoletti di bruxelles.

Una cucina fatta di contaminazione che non perde di vista le radici di un popolo, quello veneziano, ben ancorate nella tradizione e che insegna, come scrive lo chef nella carta del suo menu “che basta saper ascoltare, cogliere, capire e raccontare quello che c’è, con la massima sincerità”.

 

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