LE “PERLE” DI GOLFO ARANCI
Golfo Aranci (Figari in sardo e gallurese), pochi chilometri quadrati di Sardegna nordorientale, è una lingua di terra in mezzo al mare da vivere intensamente, da scoprire in ogni angolo, a ridosso delle località più note della Costa Smeralda, per intenderci quelle che richiamano il turismo d’élite per godere di atmosfere, colori, profumi e sapori diversi, offerti dal mare con le sue isole e isolette, dalle coste e da un entroterra contraddistinto da mille sfaccettature.
Il nome è un’errata interpretazione dei cartografi di metà XX secolo: Gulfu di li Ranci, ‘golfo dei granchi’, divenne Golfo Aranci. Oppure deriverebbe da una delle innumerevoli ‘perle’ costiere, la spiaggia di sos Aranzos. In sostanza, un delizioso borgo di casette colorate, un tempo villaggio di pescatori, ora habitat di mufloni e rari volatili, ma soprattutto un’oasi naturalistica, dove escursioni per mare e sentieri via terra portano a spettacolari insenature con paradisi di sabbia che si alternano a falesie a picco su acque turchesi e cristalline. Una miriade di spiagge, alcune selvagge altre comode e attrezzate: piccoli paradisi di sabbia bianca e sottile affacciati sul paese, uno di seguito all’altro.

Panorama visto dalle vetrate del Ristorante La Spigola
Siamo in Gallura, forse dall’ebraico galil (paese delle alture), il paradiso degli appassionati di archeologia, poiché si possono trovare in questa diversità ambientale testimonianze delle civiltà che hanno attraversato la storia della Sardegna: la prenuragica, la nuragica, la punica, la romana e la medievale. È la “Svizzera della Sardegna”, per il suo verde che persiste tutto l’anno e per la quiete e l’ordine naturale che vi si respirano. Insomma, è un’esperienza che vale la pena di provare, proprio per il suo mondo inaspettato e sorprendente. Anche perché, ciò che più di ogni altro elemento caratterizza il paesaggio sono le rocce di granito, le quali, levigate o seghettate dal vento e dalla pioggia, assumono la forma di montagne in miniatura e di straordinarie sculture naturali. Ora bianca, quasi candida, ora scura, quasi nera, ora rossa o rosata, ora verdastra, questa roccia che risale a trecentomila anni fa, caratterizza lo scenario insieme a scisti particolarmente cristallini, di origine ancora più antica, presenti sia a nord della valle del Coghinas, sia in prossimità per l’appunto, di Golfo Aranci. Massi calcarei, placche di tufo vulcanico con legni fossili di silicizzati, da ammirare in prossimità di Capo Testa e a nord di Trinità d’Agultu, contribuiscono ulteriormente ad arricchire di forme e colori una natura particolarmente generosa.
In questa tavolozza di tinte, si inseriscono poi fortemente tutte le sfumature delle foreste di querce, da cui si estrae il sughero, il cosiddetto “oro morbido”. Non a caso, la lavorazione del granito e del sughero, a livello artigianale e industriale, rappresenta il cuore dell’economia locale. Un territorio dunque complesso, nel quale si intrecciano elementi naturalistici, testimonianze che l’uomo ha lasciato nel corso del tempo, nonché tutti i segni tangibili dell’identità isolana che si manifesta a livelli differenti, vuoi nei piatti saporiti o nei vini delicati, vuoi nei prodotti dell’artigianato, vuoi nelle sagre paesane.
Legata alle tradizionali attività agricole dell’entroterra, la cucina della Gallura si rivela semplice, essenziale, basata sull’uso naturale dei frutti della terra e dell’allevamento: sapori forti e forse insospettati, ma che si rivelano gustosi e irrinunciabili. Prodotti della terra sicuramente, ma eccellenti frutti del mare che finalmente vengono studiati, propugnati, spiegati nei minimi dettagli, trattati con enorme rispetto e alla fine sapientemente cucinati da un paio di ristoranti in particolare: La Spigola, condotto magistralmente dalla spumeggiante famiglia Pisano e il BLU Restaurant all’interno del ricercato hotel Gabbiano Azzurro, a sua volta gestito con assoluta eleganza dalla famiglia Datome.

Hotel Gabbiano Azzurro
Nel primo locale, il giovane e simpaticissimo chef Roberto Pisano intreccia ricordi e tradizioni di tre regioni diverse, lungo la Via del Sale che unisce Piemonte e Liguria, fino alla Sardegna da cui arriva tutta la materia prima, esattamente fresca, ultra-selezionata e specialmente frollata, attraverso tecniche altamente innovative, in modo da rendere davvero sorprendente l’intensità del sapore. Una sorta di “norcineria ittica”, che sa tanto di futuro sostenibile per il nostro caro e amato mediterraneo, ovvero preparazioni che consentono una conservazione più lunga, un contenimento degli scarti, ma anche e soprattutto di far emergere aromi e sfumature impercettibili nel fresco, attraverso una differente texture.

Roberto Pisano
Nel secondo ambiente, invece, lo chef Daniele Sechi offre una meravigliosa cucina del territorio, al tempo stesso raffinata e tipica, abbinando i profumi delle erbe ad infusione e le specialità che la Sardegna elargisce con generosità, come per esempio la fregula che egli stesso propone in svariate versioni (eccellente quella “nera” con scampi, gamberi e ortaggi).
Infine, per i passeggeri fiorentini – ma non solo – la Vueling, compagnia aerea del gruppo IAG (International Airlines Group) si conferma leader dell’aeroporto di Peretola, con due voli a settimana che collegano la culla del Rinascimento all’ambita meta estiva di Olbia.