RIFUGI GOURMAND A RIO PUSTERIA
La prima notte in rifugio non si dimentica, è una vera e propria iniziazione alla montagna e più siamo in quota e lontani da tutto, meglio è. Si è camminato tutta la giornata e quell’ambiente accogliente ma spartano, dove spesso mancano acqua corrente ed elettricità, con un bagno in comune e le camerate con letti a castello dove per dormire serve il sacco a pelo, sembra una reggia. Poi intorno alle 22, al piano di sotto dove c’è la saletta ristorante, il rumore piano piano si attenua, in rifugio si va a letto presto, l’indomani la sveglia è all’alba, c’è da camminare.
Per l’escursionista il rifugio rappresenta un’importante meta da raggiungere, al pari di una cima, può essere solo una tappa per proseguire alla volta di un passo o di una vetta, oppure rappresentare il culmine dell’escursione, ma una volta arrivati è sempre una soddisfazione. Ciò che conta è trovare il proprio passo, senza alcuna ansia da prestazione, preoccuparsi poco dei tempi di percorrenza dichiarati cinicamente dalle guide, fermandosi senza sensi di colpa qualche minuto, per una foto, uno sguardo al panorama e un sorso alla borraccia. La regola aurea in montagna è programmare bene i tempi, tenendo sempre un buon margine, per non farsi sorprendere dal buio, una volta tramontato il sole, è difficile distinguere i segnavia rossi del CAI e si potrebbe perdere il sentiero. La posta in gioco può sembrare di poco conto, ma in montagna vale oro, panorami mozzafiato, aria frizzante, una bevuta dalla fonte di acqua freschissima che quasi sempre è presente nei pressi del rifugio e un pasto caldo. Si entra, si saluta educatamente e ci si siede in quell’edificio in pietra e legno costruito decenni prima, da qualcuno che era rimasto talmente colpito da quel luogo, da volerci trascorrere il resto della vita, magari facendone una professione. Tra l’odore sottile di legna bruciata e piatti cucinati, si chiacchera con il gestore e con gli avventori, bevendo qualcosa di tipico, parlando di cime e percorsi, di imprese nelle quali abbiamo sfidato i nostri limiti rischiando un po’ e di grandi alpinisti che hanno aperto vie impossibili, in un’esperienza che affratella, anche se non ci si conosce, poi c’è la notte e la colazione la mattina dopo. A quelle altitudini, saranno momenti che ricorderemo davvero a lungo.
Quello dei rifugi, è un comparto a sé dell’accoglienza e della ristorazione, non sono alberghi, non sono ristoranti, ma sono altrettanto importanti per l’economia delle regioni alpine e offrono supporto a un turismo silenzioso di escursionisti, alpinisti, scalatori, ma anche a famiglie e a persone di tutte le età, che amano la montagna e si riversano nell’arco alpino in cerca di verde, di natura, di panorami mozzafiato, e percorsi già tracciati o vie ancora da scoprire.

Rifugio Locatelli, Tre Cime di Lavaredo
La storiografia sull’argomento ci dice che i primi rifugi nacquero dopo il 1863, in seguito alla costituzione del Club Alpino Italiano, che ancora oggi detiene la proprietà del maggior numero di essi, affidandone la conduzione a singoli gestori, ma in qualche modo esistevano già strutture analoghe appannaggio degli ordini monastici, che fornivano un servizio ai viaggiatori, e alle truppe militari in transito, generalmente in prossimità dei valichi. Oggi sono 722 le strutture di proprietà del Cai centrale e delle Sezioni. Sono 310 i rifugi custoditi, 65 quelli incustoditi, 247 i bivacchi, 88 le capanne sociali, leggiamo dai documenti ufficiali del Club Alpino. Il primo rifugio del CAI ad essere edificato, è il Rifugio Alpetto (2.268 mt.), sulle Alpi Cuneesi, sorto nel lontano 1866, a pochi anni dalla prima ascensione del Monviso, oggi sede del Museo gli albori dell’alpinismo. Poi toccherà al Rifugio Aguilles Grises (3.071 mt.), costruito nel 1874, per favorire le prime ascese al Monte Bianco, a cui seguiranno il Rifugio del Colle del Gigante, il Rifugio dell’Hohes Licht e più tardi Capanna Regina Margherita (4.559 mt.) a Punta Gnifetti sul Monte Rosa, che rappresenta il più alto rifugio d’Europa, inaugurato il 18 agosto 1893, alla presenza della Regina Margherita di Savoia, che vi pernotterà. Riguardo invece alle Dolomiti, risale al 1877 la costruzione del primo rifugio, venne scavato nella roccia della Marmolada, non distante da dove oggi sorge il Rifugio Contrin (2.216 mt.), poi c’è il Rifugio Bolzano (2.457 mt.), edificato nel 1885 sull’Altopiano dello Sciliar, immerso nell’omonimo parco naturale, sotto la vetta del Monte Pez. Saranno i primi di una lunga serie, nati per dare supporto agli scalatori impegnati nelle ascensioni delle numerose cime ancora inviolate dell’Alto Adige, cercando di favorire il turismo nascente e l’attenzione crescente verso la montagna.

Rifugio Contrin
Anche in Val Pusteria non mancano i rifugi e le malghe, presenti nei luoghi più panoramici, dove sostare per un pranzetto o per soggiornare, prima di riprendere il cammino. L’Area Vacanze Sci & Malghe Rio Pusteria ha vette altissime, mete ideali per escursionisti che cercano luoghi inviolati in quota, come il Picco della Croce (3.132 m), la Cima Cadini (2.888 m), la Cima di Campolago (2.715 m), la Cima di Terento (2.740 m) e il Giogo d’Asta (2.194 m). Insieme a mete riconosciute per la bellezza dei panorami, come Malga Fane, sopra il paese di Valles, circondata dal verde e dalle vette, o Valle di Altafossa, meta ideale per godersi l’estate in montagna in tutta tranquillità e lontano dal rumore, con un incantevole sentiero che porta ai laghi di Campolago, o ancora l’Alpe di Rodengo-Luson raggiungibile con sentieri adatti anche ai più piccoli, tra alti pascoli soleggiati e una vista stupenda. Insieme a vere e proprie aree giochi in quota, per i più piccoli, con il Parco del Sole Gitschberg e il Parco Avventura Jochtal, intorno ai 2.000 metri di altezza, entrambe raggiungibili in funivia, dove gli adulti possono rilassarsi e i bambini giocare in libertà. Luoghi affascinanti, ricchi di storia e di natura incontaminata, dove poter scegliere itinerari per tutti i gradi di allenamento, programmando un itinerario facile o difficile, e una volta arrivati, premiarci con la buona cucina di affidabili gestioni familiari, che mettono al primo posto le materie prime della valle.
Ecco quattro luoghi incantevoli dove, oltre alla splendida accoglienza e a panorami indimenticabili, si può godere di una cucina eccellente.
AHNER BERGHOF – RODENGO
Uno storico maso della zona, gestito a carattere familiare, con panorami da sogno a 1.350 mt. di altezza sulle montagne fra la Val Pusteria e la Val d’Isarco. La cucina tipica di Simone è a filiera corta, grazie all’azienda agricola attigua di proprietà, con mucche, pony, caprette, galline, conigli, che pascolano liberi e danno latte, formaggi, yogurt, uova, speck, mentre gli ortaggi e le erbe aromatiche arrivano dall’orto a pochi metri. Il maso gestito dalla famiglia Ahner viene menzionato in un documento già nel 1627, quando era sottoposto al convento delle Clarisse di Bressanone, a cui doveva corrispondere una decima, poi dal 1737, subentrerà la famiglia Faller, che comincerà una lunga gestione del maso, diventato rifugio e sosta qualificata per gli escursionisti dal 1963. Si pranza e si cena all’interno, oppure sulla terrazza soleggiata del maso. Da non perdere le omelette alle erbe, i canederli allo speck o alla barbabietola rossa, i ravioli tirolesi, il pane e i dolci fatti in casa, ma anche i succhi home made, menta, melissa e sambuco.
ahner-berghof.com
RIFUGIO GITSCHHÜTTE – MARANZA
A 15 minuti dalla stazione della funivia, nei pressi del Parco Sole, dedicato ai bambini, un rifugio con una cucina tradizionale e un panorama mozzafiato che guarda al monte Gitsch, dove gustare i piatti tradizionali della Val Pusteria e della Valle Isarco, preparati ad arte da Meinrad e dal suo staff. Da non perdere le tagliatelle ai funghi porcini, il risotto alla rapa rossa e la selvaggina. Era il 1971 quando a 2.210 mt., agli albori del turismo invernale dell’area Gitschberg Jochtal, apriva i battenti il Gitschhütte, una semplice costruzione in legno, dove Peter Oberhammer, offriva ai pochi sciatori ed escursionisti bevande calde, bibite, panini e qualche piatto cucinato con un fornello a gas, ma dopo il 1975 arriverà la funivia e con essa l’acqua corrente, l’elettricità e una piccola cucina. Dopo alterne gestioni, nel 2006, alla conduzione del Gitschhütte subentra Meinrad Unterkircher, attuale gestore, un professionista accogliente e appassionato al territorio, che si impegna con dedizione alla sua attività, per offrire un servizio a chi è di passaggio.
gitschhuette.com
RIFUGIO EDELRAUTHÜTTE – VAL DI FUNDRES
Il rifugio Ponte di ghiaccio a 2.545 mt., si staglia fra le rocce con un’architettura innovativa, ideale per gli amanti delle escursioni e punto di partenza per raggiungere le vette più elevate delle Alpi Orientali o imboccare l’ambita Alta Via di Fundres. Sorto nel 1908 come una semplice capanna di legno, è diventato un punto di riferimento per l’area dei Monti di Fundres e per le Alpi dello Zillertal, ma con la ristrutturazione dell’estate del 2015, ha assunto una nuova veste, più contemporanea ed ecosostenibile, diventando autosufficiente dal punto di vista energetico. Si viene per la terrazza panoramica dove ammirare la Cima Cadini e le Vedrette di Ries, le stube dalle grandi vetrate con vista e le camere dove pernottare con il sacco a pelo, ma soprattutto per la cucina, da consumare al rifugio o nei dintorni, con i pratici box da picnic, le sedie e il tavolino pieghevoli. Le vecchie ricette altoatesine rivivono, utilizzando materie prime esclusivamente regionali, come speck, formaggi, erbe e ortaggi, che provengono da piccoli produttori di Fundres e Lappago e vengono portati al rifugio con lo zaino. Da non perdere le paste ripiene, i canederli con pane biologico, lo strudel e la torta preparati freschi ogni giorno. L’acqua arriva direttamente dal Ghiacciaio Punta Bianca.
edelrauthuette.it
RIFUGIO GATTERERHÜTTE – VALLES
A 1.739 mt. una baita alpina rustica, sorta nella frazione Malga Fane, un caratteristico villaggio alpino, ritenuto il più bello dell’Alto Adige, un piccolo centro in quota, che tra baite, fienili, rifugi e una cappelletta, dispone solo di trenta edifici che risalgono al Medioevo, quando era un luogo adibito ad ospedale e destinato agli ammalati che contraevano peste e colera. Il Gattererhütte dispone di una saletta accogliente, di due terrazze panoramiche e di un area giochi con l’altalena per i bambini. D’estate è punto di partenza per vedere il Lago Selvaggio e salire sul Picco della Croce (3.134 mt.), mentre d’inverno ci sono lo sci da fondo e gli slittini, con una pista che porta fino a Valles. Per un pranzo sostanzioso o una semplice merenda, da non perdere i piatti della cucina tirolese, su tutti i canederli allo speck o al formaggio, con insalata di cavolo, i taglieri di salumi e formaggi, lo strudel e la monumentale omelette ai mirtilli rossi o Kaiserschmarrn (frittata dolce dell’Imperatore).
gattererhuette.it
Cover: Malga Fane, Valles, Rio di Pusteria