INDICE BIGOT : I “NUMERI” DI UN GRANDE VINO

Alzi la mano chi non ha sentito dire almeno una volta che il vino buono nasce in vigna, che un’uva di qualità è essenziale per avere un grande vino. Ma cosa vuol dire esattamente? C’è chi risponde che è questione di conduzione biologica, chi punta i riflettori sull’alta densità di allevamento, ma è come dire che un bambino, per crescere sano e felice ha solo bisogno di mangiare bene.

Giovanni Bigot

La soluzione è invece mettere insieme più fattori. Il vigneto va visto da tutte le angolazioni, non solo da una. Dopo anni di osservazione bastati su montagne di dati, ho buttato il cuore oltre l’ostacolo ho coniato questo metodo di valutazione scientifico e assolutamente innovativo, del potenziale qualitativo di un vigneto”. A parlare è l’agronomo friulano Giovanni Bigot, che da qualche giorno ha reso noto – e messo a disposizione del mondo vitivinicolo – il suo “Indice Bigot”, basato sull’osservazione dei 9 fattori più importanti per definire il potenziale qualitativo di un vigneto.

Giovanni Bigot, Gian Matteo Baldi, Angelo Gaja, Stefano Boni

Dalla produzione per ceppo alla morfologia del grappolo, passando attraverso vigoria della pianta e biodiversità del terroir, l’Indice Bigot fa chiarezza su molti punti chiave che ogni cantina fino a ora ha raccontato a modo suo a noi consumatori. Un esempio su tutti? L’età del vigneto: c’è chi dice che il vino buono viene da vigneti giovani, chi parla di 20 anni come età ideale. “I vigneti più vecchi” spiega Bigot “resistono meglio alle variazioni estreme, sia idriche sia termiche, sono i più pronti al cambiamento climatico. Sono vigneti che hanno imparato (epigenetica) durante la loro vita e si sono adattati alle condizioni di gestione a cui sono stati sottoposti. Insomma, i vecchi vigneti hanno un metabolismo evoluto che indiscutibilmente si traduce in un vino migliore”. Vecchie vigne s’intendono, secondo l’Indice Bigot, piante che hanno un’età compresa tra i 35 e i 60 anni, mentre oltre i 60 anni si parla di vigneto storico, tra i 10 e i 35 anni di vigneto maturo e sotto i 10 anni di vigneto giovane.

A ognuno dei 9 fattori individuati dall’indice è stato attribuito un punteggio parametrato con la qualità delle uve e del vino, ma tra questi tre sono i più importanti: sanità delle uve, rapporto tra superficie fogliare esposta e produzione regime idrico. “La sanità delle uve si deve avere attraverso la prevenzione, non la cura” spiega Bigot “mentre per quanto riguarda il regime idrico, un grande vino si ottiene con una pianta che sia andata in stress idrico, ossia in carenza d’acqua, almeno una volta durante l’estate. Un costante stress idrico, invece, darà scarsi risultati, perché la pianta lavora in questo caso solo per sopravvivere lasciando poco all’uva”.

Giovanni Bigot

Un discorso a parte merita la superficie fogliare esposta, cioè la chioma di una vite, che è fondamentale per l’attività fotosintetica della pianta e il rapporto tra metri quadri di chioma e produzione è importantissima, assicura l’agronomo: “Il numero ideale è 2 metri quadri per un chilo di uva, in questo modo riusciremo a ottenere caratteristiche must have nei grandi vini di oggi: longevità, integrità, ampiezza olfattiva e forza acida”.

Lo strumento per la raccolta e registrazione dei dati dell’Indice Bigot è l’App 4Grapes, che permette osservazioni georeferenziate e consente di avere sotto controllo la situazione fitopatologica, fenologica e produttiva dei propri vigneti in ogni momento, ovunque ci si trovi, grazie all’utilizzo di soluzioni innovative, funzionalità basate su standard europei e un protocollo di monitoraggio ottimizzato per ogni area. Perché, come diceva William Edwards Deming, famoso per il Ciclo di Deming, metodo usato nel controllo e miglioramento dei processi aziendali, “senza dati sei solo un’altra persona con un’opinione”.