“SEGUIRE LE BOTTI”: I PANDOLFO E L’AGRITURISMO NELL’ANIMA

A sud di Latina, a Borgo Vodice, tra il mare di Sabaudia e quello di Terracina, a pochi passi dal Promontorio del Circeo, c’è un’azienda che da tempo, con costanza e dedizione, cura le proprie uve accostando alla tecnologia più avanzata l’amore che solo le famiglie di una volta sanno mettere in quel che fanno. Si tratta della Cantina Sant’Andrea della famiglia Pandolfo. La loro è un’emozionante storia lunga oltre cent’anni nei quali, lasciata la Sicilia e Pantelleria, provano a trasferirsi in Tunisia avendo ricevuto terre da coltivare. Le difficoltà sono tante in quanto nel nuovo vigneto piantato a Khanguet Gare è difficile avere acqua per le giovani barbatelle. Nonostante questo, con il tempo, viene creata la prima cantina e arrivano i primi successi con il mercato francese. Ma nel 1964 il governo tunisino espelle tutti gli stranieri espropriando loro ogni avere. Partono alla volta di Napoli per poi raggiungere il campo profughi di Latina. La famiglia non si arrende e riesce ad ottenere un piccolo fazzoletto di terra denominato Podere numero 1720. Nel 1968 inizia la produzione che trova nei vicini e negli abitanti della zona i primi affezionati clienti. Per rendere visibile la loro attività, non potendosi permettere grandi investimenti, con l’aiuto dei tanti amici del circondario piazzano botti a rappresentazione di quell’attività tanto da far conoscere la Strada del Renibbio come la “Via delle Botti”.

Il successo pian piano arriva e gli ettari oggi sono ben più di 100. Forti di tante avventure e del duro lavoro i signori Pandolfo sono come fieri alfieri della valorizzazione dei prodotti del Lazio tanto da puntare sempre più a vini decisamente identitari del territorio. Ultimo e pienamente rappresentativo di questa filosofia è il 253 Giorni che vuole dar voce a quello straordinario ecosistema rappresentato da Sabaudia e dal promontorio del Circeo. Le etichette prodotte sono 16 e tutte provenienti dal cuore della Doc del Circeo e del Moscato di Terracina

Insieme alle vigne la famiglia Padolfo, Gabriele e Andrea (padre e figlio), hanno immaginato anche una struttura recettiva che vivesse al fianco della cantina chiamandola “Seguire le botti” proprio nel ricordo di quello stratagemma trovato nei primi anni settanta. La struttura, raffinata e accogliente, conta cinque stanze, tutte al primo piano e tutte dotate di terrazzo, che sono state immaginate per rendere il più piacevole soggiorno possibile. Provviste di tutti i comfort (compresa cromoterapia) sono state arredate mantenendo l’autenticità del luogo. Il progetto di un agriturismo che raccontasse le ricchezze del territorio pontino e laziale, però, è tutto di Andrea (laurea in economia alla Bocconi). È suo l’intento non solo di comunicare, d’informare, di far conoscere ma addirittura di suscitare meraviglia nell’avventore, di trasmettere consapevolezza al cliente che spesso, pur vivendo nel territorio, non comprende fino in fondo il grande lavoro che c’è dietro alcuni prodotti di assoluta qualità.

Pasquale Minciguerra

Nel 2021, terminata la ristrutturazione della vecchia casa colonica, Andrea comincia a cercare uno chef che voglia sposare la sua filosofia gastronomica. L’incontro con Pasquale Minciguerra rappresenta una sorta di matrimonio d’intenti oltre che uno splendido rapporto di lavoro. Pasquale crede profondamente nel messaggio che Andrea vuol dare alla cucina di “Seguire le botti” e conscio della unicità dei prodotti regionali organizza una sua cucina in cui si utilizzano esclusivamente prodotti laziali. Entrano così gli ingredienti aziendali come conserve, uova, galline, anatre, faraone, oche e quaglie che, oltre a vino e olio, sostengono da sempre l’economia della fattoria. Ad affiancare i prodotti di casa arrivano materie prime selezionate con estrema attenzione come il miele di casa curato dagli apicoltori Maniero.

Pasquale Minciguerra, Andrea Pandolfo, Simone Nardoni

Un capitolo a parte lo hanno i formaggi. Ci sono erborinati, caprini e ovini di antichissima tradizione provenienti dal distretto nord di “Terra di Lavoro” tanto caro agli antichi romani (Picinisco, San Vittore e Valle del Comino). Per i prodotti da latte di bufala, oltre allo stagionato Nero di Amaseno, ci sono quelli a pasta filata come le mozzarelle di Monica Macchiusi. Importanti eccellenze arrivano anche dalla Tuscia con i meravigliosi pecorini della Tenuta Radichino e i raffinati caprini di Monte Jugo. Insieme a tutto questo Andrea e Pasquale offrono i salumi della Fattoria Lauretti di Amaseno, la carne di bufala di Gaetano Mastrantoni e la pasta dell’antico Pastificio Lagano di Roma.

Simone Nardoni

Nel menù, quindi, non si può non trovare l’amore che la famiglia Pandolfo e lo chef Minciguerra trasmettono con il loro lavoro quotidiano. Per questo, convinti che fare squadra sia la strada migliore per seguire questa filosofia culinaria, Andrea e Pasquale stanno organizzando alcune cene a quattro mani invitando i migliori chef del territorio. Binomio di grande effetto è stato quello in cui il resident chef della struttura ha ospitato l’amico e collega Simone Nardoni, una stella Michelin del ristorante Essenza a Terracina. Lo chef Nardoni è persona altrettanto sensibile alle grandi materie prime del Lazio e ancor più alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente con cui vengono prodotte. Insieme hanno proposto un menù decisamente interessante con alcuni piatti che sono risultati intriganti per tecnica e abbinamento, tutti accomunati dalla consapevolezza che a grandi piatti rispondono grandi prodotti delle nostre terre.

Consapevolezza, questa, che ad Andrea piace raccontare così: “La mia più grande vittoria è poter spiegare ai clienti soddisfatti che hanno mangiato solo prodotti laziali. Per noi questa è una grande sfida: valorizzare al massimo ciò che la nostra terra ci dona, scoprirne le molteplici varietà, fare rete con i produttori locali e lavorare insieme per promuovere la ricchezza del Lazio. Le direttive contenute nella normativa sull’agriturismo, quindi l’obbligo di utilizzare in gran parte solo prodotti regionali, spesso è stato considerato un limite: noi crediamo che sia solo una sfida da vincere……. Significa provare per settimane, a volte mesi. Continuare a sperimentare anche quando il risultato è già soddisfacente, ma ancora perfezionabile. La nostra regione ha un patrimonio di prodotti e sapori meravigliosi da rendere famosi grazie alla passione e all’arte degli chef. Questo, per me, vuol dire fare agriturismo nell’anima”.

 

 

cantinasantandrea.it