MATTHEW GRABELSKY. PASSENGERS
La Dorothy Circus Gallery di Londra è entusiasta di presentare la prima personale in Europa dell’artista americano Matthew Grabelsky.

Matthew Grabelsky, Snack-Time. Oil on canvas
Con una laurea in Astrofisica e una in Storia dell’Arte (entrambe conseguite con Lode all’Università di Houston), Matthew Grabelsky, pittore iperrealista contemporaneo dall’immaginario unico e indubbiamente divertente, porta in scena una serie inedita di cinque tele ad olio e quattro studi.
Se la scienza, infatti, è il filtro prediletto attraverso il quale guardare la realtà, l’arte ne è lo strumento preferenziale di interpretazione, dice l’artista. E osservando le sue figure mitologiche non è difficile immaginare il perché; dal momento in cui per la prima volta Grabelsky ha avuto il guizzo di animalizzare – perché di questo, e non viceversa, si sta parlando – i personaggi da lui incontrati nella metro di New York, la sua ricerca è andata facendosi sempre più scrupolosa e attenta al dettaglio.

Matthew Gabreslky, Next Stop Disney Land (2019). Oil on canvas, 46 x 51 cm
L’occhio scrutatore dell’artista, infatti, si uniforma a quello del fruitore nel momento dell’osservazione delle tele di Grabelsky, quasi che condividessero – pittore e visitatore – per un momento la stessa retina, la medesima, maniacale lente volta ad acuire l’attenzione per il particolare, qui inteso fino all’ultimo pelo di pelliccia.
In una serie inedita di tele e disegni su carta, l’artista ci sottopone questioni annose che non sempre si riducono ad una risposta dicotomica. È la tecnologia responsabile del nostro isolamento? Se non tenessimo gli smartphones in mano, è plausibile immaginare che rivolgeremmo il nostro sguardo in alto, o verso chi ci è seduto accanto?

Matthew Grabelsky, The Panda Express. Oil on canvas
Una celebre foto scattata tra gli anni ’50 e ’60 raffigura, all’interno di una vagone di treno – non riconoscibile e quindi anonimo tanto quanto possa esserlo una qualunque carrozza di metropolitana – uno stuolo di avventori intenti a leggere un giornale ciascuno per sé.
L’immagine è tornata alla ribalta qualche anno fa, come simbolo dell’interrogativo sull’effettiva deriva anti sociale che apparentemente i nostri cellulari ci hanno spinto ad intraprendere. Con la stessa ironia, Matthew Grabelsky ci regala nelle sue opere uno spaccato di vita comune, sproporzionato in centinaia, se non migliaia, di piccoli momenti appartenenti alla quotidianità, replicabili sempre, ma allo stesso tempo irripetibili se mancati, momenti in cui l’osservazione dell’umanità circostante è opera d’arte che se elaborata con attenzione e fantasia può ricongiungerci con una socialità in avaria, ormai inghiottita dal sistema che ci vuole invece isolati e ipnotizzati.

Matthew Grabelsky, Snow Day. Oil on canvas (dettaglio in cover)
Deliziosamente stonati nel loro corpo ibridi i personaggi di Grabelsky stimolano la curiosità per l’altro, e ci predispongono ad una accettazione e identificazione dei nostri simili nei loro aspetti animali.
E altrettanto forte il messaggio animalista, nel rimando dell’autore allo stato di cattività imposta ad animali selvatici come tigri, leoni, coccodrilli… il quale viene enfatizzato alla mansuetudine condizionata dagli spazi sacrificati e condivisi dell’ambiente pubblico Metropolitana, sprigionando un risultato reale e surreale al tempo stesso che trasmette la filosofia – e la formazione – del pittore che l’ha dipinto così come un sentimento profondo che spera essere oggetto di riflessione e sensibilizzazione.
Matthew Grabelsky

Matthew Gabreslky, Elephant & Castle (2019). Oil on canvas, 36 x 51 cm
Matthew Grabelsky è un artista di Los Angeles particolarmente noto per essere in grado di combinare una tecnica pittorica iperrealista ad una particolare inclinazione per gli accostamenti bizzarri. Cresciuto a New York, Grabelsky utilizza gli incontri fatti nel grigio mondo della metropolitan per dar vita ai suoi dipinti.

Matthew Grabelsky, Van Cortlandt Park. Oil on canvas
Grabelsky rappresenta degli ibridi dal sapore mitologico: esseri umani con teste d’animale, spesso colti mentre leggono riviste o quotidiani. Affascinato dal ricorrere dell’immaginario animale nella mitologia e nel folklore, Grabelsky ci rende partecipi della sua rappresentazione del mondo contemporaneo. Per l’artista, l’animale a quel punto diventa una manifestazione del subconscio dei protagonisti dei suoi quadri, rivelando a poco a poco la loro reale essenza e identità, troppo a lungo nascoste dai limiti imposti dalle maschere umane.
Matthew Grabelsky
Passengers
5 Dicembre 2019/5 Gennaio 2020
Dorothy Circus Gallery
35 Connaught Street
W2 2AZ, London
dorothycircusgallery.com
grabelsky.com