BERLUCCHI, TRAMA DI UN INCONTRO

Non è difficile immaginarsi come accadde. Lui era giovane, sebbene già molto esperto in materia enologica. Essere stato scelto dal nobile Guido Berlucchi – discendente dalla famiglia bergamasca Lana de’ Terzi – per prestargli consulenza, forse lo inorgogliva. Nella testa e nel cuore vi era ugual spazio per la meraviglia e per il timore: due emozioni che si fondevano, sintetizzandosi in un’impazienza. Franco Ziliani varcò la soglia di Palazzo Lana, quel meraviglioso palazzo seicentesco che gli mostrava, senza troppi veli, in quale posto fosse capitato.

Palazzo Lana, sala camino

Ad accoglierlo venne un maggiordomo. Probabilmente gli rivolse un sorriso, un mezzo inchino di ossequio appena accennato e, poi, un cenno ad indicare di seguirlo. Fu così che il giovane enologo sincronizzò i propri passi con quelli del maggiordomo, dirigendosi verso il fulcro del Palazzo, dove Guido Berlucchi lo stava attendendo. Si sarà guardato certamente intorno, Franco Ziliani, ammirando ogni singolo dettaglio capace di rendere Palazzo Lana un posto speciale, affascinante come un libro e prezioso come un cimelio storico. Camminava, Franco Ziliani, e guardava. Fino a che, in questa breve processione, qualcosa lo attrasse più delle colonne e dei camini. Una musica. La delicatezza di un pianoforte riempiva il Palazzo di note nostalgiche e placide, come solo il jazz sa fare. Era una versione di Georgia On My Mind, Franco la riconobbe subito. C’era della compostezza e della classe, negli arredi così come in quella musica. Tuttavia, il magnetismo maggiore ce lo avevano le dita che sfioravano velocemente i tasti, come fossero state delle api leggere ma, al contempo, delle orme profondissime. L’eleganza della sua figura era preludio a qualcosa, qualcosa che, di eleganza, si sarebbe vestita per sempre.

Da sinistra, Franco Ziliani e Guido Berlucchi

Il primo incontro tra Franco Ziliani e Guido Berlucchi avvenne pressappoco così. La sorte stava finalmente intrecciando i fili della sua tela, permettendo a due identità di incontrarsi e vivere di una complicità professionale e umana che li avrebbe portati molto lontano. Era il 1961, quando i famosi “vini alla maniera dei francesi” proposti da Franco Ziliani a Guido Berlucchi, furono imbottigliati per la prima volta. 3000 bottiglie in tutto, che recavano in etichetta il nome Pinot di Franciacorta. La genialità dei due pionieri fu quella, già all’epoca, di legare indissolubilmente il nome del territorio all’eccezionalità di un vino e viceversa, rivelando i primi lampi di una lungimiranza a cui tutta la Franciacorta deve essere grata.

La prima bottiglia di Franciacorta, allora chiamato Pinot di Franciacorta, datata 1961

Al di là di quelle che possono essere le specifiche di un territorio scolpito nei chiaroscuri delle colline moreniche, presidiato dal Monte Orfano e ammansito dal Lago d’Iseo, al di là delle variabili produttive che vedono il Franciacorta declinarsi nelle tipologie Franciacorta, Franciacorta Satèn, Franciacorta Millesimato, Franciacorta Rosè e Franciacorta Riserva, la scintilla da cui è nato il celebre Metodo Classico bresciano, in fondo, è un “semplice” incontro umano.

Quella umana è una variabile che esiste ancora, in casa Berlucchi, e non solo per ciò che concerne i rapporti familiari tra i fratelli Cristina, Arturo e Paolo Ziliani, oggi alla guida dell’azienda. L’eccellenza del termine umano, qui, passa anche dai collaboratori che costruiscono l’azienda Guido Berlucchi quotidianamente, dalla mattina alla sera, mettendo in campo una professionalità che ben si addice alla signorilità di quelle mura. Ne è un esempio Diego Cortinovis, agronomo che riserva agli 85 ha di vigneti di proprietà e agli altri 450 ha in conferimento una cura minuziosa, figlia dell’osservazione ancora prima che della didattica. O anche la competenza di Arianna Biagini, enologa prestata alla comunicazione che pone nel suo lavoro fatto di contenuto una professionalità che travalica l’evanescenza delle parole e si afferma nella materia, quella materia che sta alla base di tutto e che dà origine al vino in generale, e al Franciacorta in particolare. La squadra di Berlucchi conta 102 persone, in totale, ognuno con le sue sfaccettature, ognuno con il suo capitale fatto di pregiata stoffa umana, esattamente come accadde nell’incontro tra Franco e Guido.

Da sinistra, Cristina Ziliani, Arturo Ziliani e Paolo Ziliani

È Diego che saprà spiegare a chiunque i moti impercettibili del vigneto, così come gli studi e le ricerche che, sulla base di esso, vengono condotti, come la messa a punto di un sistema di monitoraggio della vigoria tramite il rilevamento della clorofilla, oppure la scelta di utilizzare la laminarina – alga che ha il potere di stimolare e rafforzare le difese della pianta – in sostituzione del rame nella lotta alle patologie crittogamiche. Sarà Arianna, invece, a condurre nelle profondità della cantina, in quei cunicoli sotterranei che custodiscono le bottiglie in rifermentazione e che preservano la storia di Berlucchi e della famiglia Ziliani. Il silenzio e l’oscurità di quegli spazi paiono nascondere qualcosa all’immediatezza. Qualcosa che necessita di più tempo, qualcosa che richiede la tenerezza dell’attesa, qualcosa che tiene il tempo sospeso in una dimensione insolita, poiché tra quei vetri si annidano diverse vite: quelle dei vini e quelle di chi li ha fatti.

Le cantine di affinamento di Berlucchi

Era il 1961, si diceva, quando il primo Franciacorta apparve al mondo. Una data che Berlucchi ha voluto omaggiare con la linea Berlucchi ’61 – comprendente Brut, Satèn e Rosè, con un affinamento minimo di 24 mesi sui lieviti – affiancata in tempi più recenti dalla linea Berlucchi ’61 Nature. Si tratta di una gamma ottenuta dalla selezione delle migliori uve all’interno dei vigneti di proprietà, con un affinamento sui lieviti minimo di 5 anni, declinata nelle tipologie Brut Nature, Nature Rosè e Nature Blanc de Blancs.

Vista del Castello e del vigneto annesso, di proprietà dell’azienda Guido Berlucchi

Oggi Berlucchi festeggia 60 anni da quel giorno, da quel millesimo che cambiò le sorti di una Franciacorta già vinicola da tempo, ma forse ancora acerba e puerile nella ricerca di una sua identità. E non è un caso, se tutto nacque con la colonna sonora di un pianoforte. Non è un caso, perché la musica ha un potere strano, quello di sospingere oltre il limite del tangibile, volando alti sugli scorci dell’immaginazione e arrivando a sognare in grande.

 

DEGUSTAZIONE

 

 

 

BERLUCCHI ’61 NATURE BLANC DE BLANCS 2020

assaggio di basi

95/100

100% Chardonnay – Vigneto Arzelle

Naso che insiste su una freschezza fatta di fiore di sambuco e muschio bianco. La bocca è ricca in tutto: nella materia, nella freschezza, nella sapidità e persino della morbidezza. Destinato a diventare un Franciacorta di spessore.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE BLANC DE BLANCS 2014

94/100

100% Chardonnay

Miele, aghi di pino e pepe bianco: così si compone un maso che, nella sua sintesi, si presenta in una veste morbida, sebbene il sorso sia invece fresco e sottile, sfumato su una chiusura finemente amaricante.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE BLANC DE BLANCS 2013

95/100

100% Chardonnay

Anche in questo caso ricorre il miele, che insiste nel suo protagonismo su uno sfondo floreale gentile. Bocca estremamente sapida, nella sua definizione del sorso e nella sua persistenza.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE BLANC DE BLANCS 2012

96/100

100% Chardonnay

La capostipite, la prima annata. Porta il timbro di uno stile ossidato, che si colora di un giallo dorato all’occhio e di una frutta dolce matura al naso. Confettura di mele cotogne, frutta secca e una punta rinfrescante di felce stanno nell’abbraccio morbido del lievito, persino al gusto, che si compone di buon equilibrio oltre che di buona struttura, con una bollicina perfettamente integrata nel sorso.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE 2020

assaggio di basi

94/100

70% Chardonnay, 30% Pinot Nero

Il naso è freschissimo, delineato nelle note appuntite di limone e ananas. La bocca inizia a intravedere il suo equilibrio, rifinito in un sorso snello.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE 2014

95/100

70% Chardonnay, 30% Pinot Nero

Emerge il fiore, ancora più che il frutto, con lo sfondo di una parte molto fresca, quasi erbacea. La bocca ricalca l’impronta fresca del naso, scolpita in una certa sottigliezza che determina piacevolezza e tensione citrina.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE 2013

96/100

70% Chardonnay, 30% Pinot Nero

Qui è invece il frutto, ad avere la scena principale. Ricorda il mango e il cocco, in una leggera accezione ossidativa che regala un piglio complesso sia al naso che al sorso. Bocca coesa e condotta sulla freschezza, con una determinazione sapida in chiusura.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE 2009

97/100

80% Chardonnay, 20% Pinot Nero

Lo stile ossidativo ricorre ancora, con l’eco di una bellissima parte salmastra, su una tela di fiori secchi e fieno. La bocca è indubbiamente setosa, smussata dal tempo e resa in equilibrio in tutte le sue parti.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE ROSÈ 2020

assaggio di basi

94/100

100% Pinot Nero

La delicatezza del naso si esplicita nella rosa e nel pompelmo, mescolando la gentilezza del fiore e lo sferzo fresco e amaricante dell’agrume. La bocca ancora un po’ ruvida porta il calco del suo timbro varietale.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE ROSÈ 2014

93/100

100% Pinot Nero

Naso sottile, come fosse ancora un po’ timido. Il frutto è rosso, croccante e freschissimo, ancora da emergere nella sua espressione piena. L’agitazione del vitigno si ritrova in una giovinezza di bocca, che si mostra nella veemenza fresco sapida, seppur inserita su un’ottima struttura.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE ROSÈ 2013

96/100

100% Pinot Nero

Il naso è selvatico, è boschivo. Ricorda la piccola bacca rossa di bosco e un lieve accenno di terra. La ruvidità varietale si afferma anche in bocca, portando quella tensione di durezze che rendono il sorso dinamico e piacevolissimo.

 

BERLUCCHI ’61 NATURE ROSÈ 2011

97/100

100% Pinot Nero

Quelli erano gli anni di uno stile ossidativo, che oggi ci restituisce un Franciacorta dal profilo intrigante e piuttosto complesso. La bocca è materica e spessa, con la freschezza a persistere e a regalare una grandissima pulizia di bocca.

 

 

berlucchi.it