ALLA SCOPERTA DELLA VAL MAREBBE

Non vi è cima delle Dolomiti che non sia al centro di fiabe mitologiche e storie fantastiche. Leggende antichissime, raccontate per generazioni, che si sono modificate mentre passavano i secoli, cercando di spiegare la maestosità di quelle montagne. La più celebre nel Comune di Marebbe, narra dell’implacabile re del regno di Fanes e delle aquile dell’antica terra di Ladinia, del prode guerriero Ey de Net e dell’eroina Dolasilla. La principessa armata di infallibili frecce, che protetta da un’impenetrabile armatura bianca e sostenuta dalle marmotte, combatte la battaglia delle battaglie, ma lo stregone Spina de Mul, si è impossessato delle frecce l’ha privata dell’immortalità. La principessa perirà trafitta dai suoi stessi dardi incantati, scoccati dai nemici, mentre il re muterà in roccia, diventando il Passo Falzarego (‘falza rego’), ma le marmotte porteranno al sicuro la regina e la corte nelle grotte di Fanes, dove ancora oggi vivono in attesa di ritornare.

Fanes (photo credits Pixcube)

Abitata anticamente dal popolo dei Reti, a cui nel 15 a.C. subentrarono i Romani, portando il latino che evolverà nell’attuale lingua ladina, la Valle di Marebbe (Val de Mareo, in ladino) termina con la pittoresca località di San Vigilio, circondata da cime e adagiata sul versante più soleggiato del Plan de Corones. Un territorio tutto da scoprire con 300 km di sentieri e 250 km di itinerari per mountain bike, che lambiscono il Pederù e il Fanes, straordinario paradiso naturalistico, con mete che caratterizzano un territorio dalle molte sfaccettature.

San Vigilio (photo credits Gianvito Coco)

Si comincia dal Centro visite Fanes-Senes-Braies, per fare la conoscenza di Matteo Rubatscher, responsabile del centro e guida esperta, capace di iniziarci a ciò che era questo meraviglioso territorio. Audiovisivi, fossili, ricostruzioni plastiche, animali, anfibi, rettili, per rivivere le leggende ladine e i mutamenti delle Dolomiti nel corso delle diverse ere geologiche, fino alla sala dedicata alla Grotta di Conturines, dove nel 1987 a 2.750 mt. vennero ritrovati i resti ben conservati di un orso delle caverne di 10.000 anni fa (per saperne di più si potrà visitare il Museum Ladin Ursus Ladinicus di San Cassiano, dedicato interamente all’orso ritrovato); infine, concludere il percorso con il sentiero tematico che inizia all’esterno del Centro visite.

Cranio di Ursus Ladinicus (photo credits Planinschek)

Si sale poi a Pieve Marebbe, frazione dedicata alla Nostra Signora del Buon Consiglio, uno dei santuari mariani più famosi dell’Alto Adige, culla della ladinità, che conserva la chiesa più antica della valle, costruita 1000 anni fa, dove merita una sosta la Gran Casa, luogo amministrativo sede di una biblioteca antichissima. Si rientra a San Vigilio e guidando per un fondovalle ombroso che poi risale, si raggiunge il Museum Ladin nella vicina San Martino in Badia, un comparto museale di grande suggestione, realizzato all’interno del castello di Cias de Tor, che riafferma la forte identità ladina di una comunità antichissima, distribuita su cinque vallate ladine dolomitiche, unite dalla medesima lingua e cultura, un nucleo di oltre 30.000 persone distribuite su due regioni e tre provincie: Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Livinallongo, Ampezzo, il cui idioma si tramanda di padre in figlio da secoli. Nelle diverse sale a più piani dell’antico maniero turrito, posto in posizione dominante a pochi minuti di auto dal Passo delle erbe, la vita quotidiana dei ladini si rivela al visitatore, grazie a un racconto intuitivo per filmati e immagini che ripercorre quelle epoche lontane, attraverso l’evoluzione geologica della valle, la natura, le tradizioni, il folklore, guidati da istallazioni multimediali e da un gran numero di oggetti e arredi.

Museum Ladin (photo credits Dejori)

Un’altra meta imperdibile che merita qualche ora di tempo, è la vicina Longiarù, dove visitare la Valle dei Mulini, località inclusa nei ‘Bergsteigerdörfer’ (Villaggi Alpini), riconoscimento che giunge in osservanza ai rigorosi criteri richiesti, premiando le mete sostenibili e rispettose dell’ambiente. L’itinerario escursionistico si sviluppa lungo il corso impetuoso del torrente Seres in Val di Morins, a 1.400 m di altitudine, toccando otto antichi mulini per macinare il grano, restaurati e ancora funzionanti, alcuni visitabili all’interno. Un’area dove non mancano decisamente le mete di carattere storico, culturale, escursionistico, che insieme a una natura straordinaria, rivela grandi tradizioni gastronomiche e di ospitalità.

Photo credits Alex Moling

Per programmare un soggiorno all’insegna del confort e delle tradizioni locali non si può prescindere dall’Hotel Excelsior Belvita Leading Wellnesshotels Südtirol, di San Vigilio, un tempio dell’ospitalità altoatesina, a conduzione familiare, che sorge in prossimità del Parco naturale Fanes-Senes-Braies e del Parco Puez-Odle. Realizzato in materiali naturali, ispirandosi ai principi dell’ecosostenibilità, è l’ideale per chi vuole vivere la natura e ama gli sport, noleggiando al momento tutto ciò che serve, sci da discesa, fondo, sci alpino, ciaspole, slittino, snowboard, mountain-bike, e-bike, per scoprire i dintorni e l’affascinante altipiano di Fanes. Ma l’esclusivo resort è anche una spa destination, con 250 mt. di centro benessere, sauna, bagno turco, sauna infrarossi, infinity pool panoramica e ampie aree lounge relax. Un resort dove l’ottima cucina esprime una carta ricca di piatti della valle e della penisola, impiegando ingredienti local, alcuni di produzione propria, come le carni della macelleria di famiglia.

Photo credits Helmuth Rier

E per portarsi a casa qualche tipicità, non c’è che l’imbarazzo della scelta. La valle è punteggiata da una rete di artigiani del gusto che propongono golose specialità del luogo. A San Vigilio, in Strada Mantena 1, c’è Lü de Pincia, il maso biologico della famiglia Frenner, dove si producono confetture di prugna selvatica, lampone, ribes, mela, miele e idromele, insieme a infusi, cuscini alle erbe rilassanti, sale alle erbe, con le piante officinali raccolte a mano nella proprietà. A San Cassiano c’è Lüch da Pcëi, un maso posto a 1.500 metri, con produzione di formaggi stagionati e freschi a latte intero e crudo, yogurt naturali e alla frutta, salumi e specialità gastronomiche locali. A San Vigilio in Strada Al Plan dessora 40, c’è il Maso Corcela della famiglia Erlacher, un caseificio che produce formaggi e yogurt con latte di capra. Sempre a San Vigilio, c’è la Macelleria Call, gestita dalla medesima famiglia dal 1938, con un allevamento di proprietà e produzione di prelibate salsicce di fegato di maiale, bistecche, speck; e in Strada Cianorè 1, c’è Lü Da Cianorè, una distilleria dove si preparano grappe, distillati caratteristici e liquori, mentre per l’artigianato locale in legno, ci si può rivolgere alla Falegnameria Tamers Friedrich.

 

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Cover: photo credits Gianvito Coco