“PER I COLLI BOLOGNESI”: ENRICO DICÒ E L’OMAGGIO AL PIGNOLETTO

Ma quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi … se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi…” così recita un celeberrimo passaggio di una canzone di Cesare Cremonini entrato a far parte della nostra memoria collettiva.

I Colli Bolognesi dall’alto del Colle della Guardia

Che si possegga o meno una Vespa Special (con tutto il dovuto rispetto nei confronti di tale capolavoro italiano di tecnica e design), un soggiorno in quelle soavi ondulazioni del bolognese è d’obbligo. Già, perché non si può lasciare la capitale emiliana senza aver visitato le belle colline che ne abbracciano il lato meridionale, alzandosi verso l’Appennino. Un itinerario colmo di dovizie di particolari, visitando parchi, ville e raggiungendo il Santuario della Madonna di San Luca, che dall’alto del Colle della Guardia sembra vigilare sulla sottostante città. Tutte le stagioni vanno bene per compiere questo “tour”, ma forse le migliori sono la primavera, per lo sfavillare del verde degli alberi e la vivacità multicolore dei fiori, e l’autunno, quando le foglie si tingono di infinite sfumature di gialli, marroni, rossi e quando, in particolare, un velo di nebbia sfuma i profili. Due intervalli che paiono contenere, con esigue perplessità e quindi con più vigore, suggestione e fascino.

Santuario della Madonna di San Luca

Dicevamo allora della Basilica della Madonna San Luca: un simbolo sacro e, al tempo stesso, il compagno di viaggio quotidiano del lavoro di tanti vignaioli dei Colli Bolognesi. Un’opera maestra, progettata dal Dotti, che ne cominciò nel 1723 l’edificazione, poi completata dal figlio nel 1775. Nell’interno, solenne e armonioso, si trovano alcune opere di rilievo, tra cui affreschi del Bigari, dipinti del Guercino e di Donati Creti, oltre alla famosa immagine della Madonna, di stile bizantineggiante, che, secondo la leggenda, sarebbe opera dello stesso San Luca.

Colli Bolognesi, vigneti di Pignoletto

La tradizione popolare vuole che a portarla fino a Bologna sia stato un eremita greco che l’aveva staccata dai muri della chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. E ci piace pensare che l’elemento “Pop” si faccia sempre vivo, ogni qualvolta gli emiliani decidano di celebrare un nuovo percorso, poiché, da sempre, contraddistinti dal garbo, dalla pacatezza e dalla serietà.

Prima con il nuovo spumante Ricordo di San Luca, la Cantina Valsamoggia perfeziona, infatti, la volontà di identificarsi con il Pignoletto, il vino e l’uva per antonomasia delle alture bolognesi. Poi, con le due nuove etichette firmate da un grande artista, in questo caso romano ma comunque di primissimo piano, decide di vestire il suo gioiello utilizzando al meglio la stravaganza. Enrico Dicò, come si suol dire, supera sé stesso, disegnando infatti in maniera esemplare lo storico legame tra Bologna e la Pop Art, attingendo dal mondo Comics con The Joker e spaziando anche in quello più cinematografico con Marylin, al fine di omaggiare una bollicina particolarmente territoriale e proponendola attraverso un linguaggio intergenerazionale.

Dalla mistica atmosfera della sommità del colle, si transita allora nell’arte figurativa, proprio come percorrere spensieratamente le vie dei poggi bolognesi, senza però dimenticare l’interpretazione dello spirito delle generazioni più giovani e soprattutto il lavoro paziente di selezione delle migliori vigne e uve degli innumerevoli viticoltori soci della Cantina.

Soltanto 13.000 bottiglie: 10.000 per la prima e 3000 per le seconde etichette; quest’ultime ora disponibili, in pochissimi esemplari, anche in formato magnum, solo sul canale e-commerce della cantina (cantinadicarpiesorbara.it/shop). Il tutto per elargire freschi aromi di fiori e frutta (agrumi) accompagnati da un gusto fragrante, dove intensità e sapidità conclusiva la fanno da padrone.

 

 

 

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