TENUTA DI TRINORO, LA CENTRALITÀ DEL TERROIR
Quella di Tenuta di Trinoro è una storia ricca di romanticismo intriso di una grande valenza imprenditoriale. Tutto iniziò negli anni ‘80 quando Andrea Franchetti, figlio di madre americana e padre italiano, cresciuto in un ambiente con grande vocazione artistica, dopo aver fatto esperienze in giro per il mondo ed essersi trasferito a New York, decide di confrontarsi con la viticoltura partendo dalle fondamenta: il terreno. In realtà Andrea di vino se ne occupava già da alcuni anni come titolare di un’agenzia americana con cui importava negli States i migliori vini italiani. Uomo di assoluto talento, con una grande energia, ha sempre voluto scoprire, sperimentare. Proprio la voglia di cimentarsi in appassionanti sfide lo porta ad acquistare la Tenuta di Trinoro, un remoto angolo della Toscana meridionale privo di tradizioni vitivinicole. Pur digiuno di qualsiasi tecnica agronomica, necessaria per iniziare la sua attività di agricoltore-viticoltore, Andrea decide di recarsi a Bordeaux dove ha la fortuna di confrontarsi con alcuni dei migliori enologi di quei tempi (Peter Vinding, Peter Sisseck, Alain Vauthier di Ausone e Luc Thunevin di Valandraud).

Andrea Franchetti
Un’esperienza che fa nascere in lui l’idea della centralità del “terroir” e la convinzione che quei terreni argilloso-calcarei ricchi di ghia, ai piedi del Monte Cetosa dove la Val d’Orcia amoreggia con l’Umbria e il Lazio, fossero molto simili a quelli della zona di Saint-Emilion. Conscio della grande varietà dei suoli della tenuta, decide di operare un’attenta selezione dei terreni fino a scovare quelli che apparivano maggiormente adatti alla viticoltura e sul modello di Bordeaux, allestisce vigne ad alta densità, sesto di un metro per un metro e impianti costituiti da viti provenienti da vecchie proprietà del Pomerol in Francia. Siamo nei primi anni ‘90 quando nei “Campi” di Trinoro appaiono le vigne di Cabernet Franc. Così nascono i vigneti di Campo di Camagi situato a 550 metri slm., di Campo di Magnacosta sul fondo valle a 400 metri slm. e di Campo di Tenaglia rivolto al tramonto a 500 metri di altezza, dove quel Cabernet Franc, tanto blasonato oltralpe, sembrava aver trovato il suo habitat ideale.
Negli anni a seguire, acquisite nuove conoscenze e convinzioni, nella Tenuta arrivarono altri vitigni transalpini, prima il Merlot, poi il Petit Verdot e infine il Cabernet Sauvignon atti a dar vita ai grandi vini della tenuta che oggi tutto il Mondo conosce. Non soddisfatto di quanto aveva fatto in Toscana Andrea Franchetti, volge il suo sguardo a Sud, più precisamente nell’isola dove quel vulcano mai domo sembra accarezzare il cielo. Parliamo della Sicilia e più precisamente del territorio Etneo, con la Tenuta di Passopisciaro. Alcuni anni fa Andrea ci ha lasciati, ma la sua energia, il suo stile e la sua forte identità sono ancora presenti in azienda, identificandosi in Benjamin Franchetti che, con il sostegno tecnico dell’enologo Lorenzo Fornaini, altro giovanissimo protagonista cresciuto sotto la guida del fondatore, sta portando nuove idee e sensibilità produttive.

Benjamin Franchetti
Quanto è cambiato da quegli anni e da quella prima vendemmia del 1997? Forse tanto, forse poco. Con il desiderio di presentare la prima vendemmia seguita totalmente da lui, nello splendido Palazzo Talìa, Benjamin ha organizzato una memorabile verticale di cinque annate, un percorso capace proprio di raccontare come Tenuta di Trinoro sia sempre stata la più emozionante espressione del Cabernet Franc in Italia, a prescindere dall’età della bottiglia. Ognuna delle cinque vendemmie, tralasciando le percentuali di altri vitigni presenti nell’assemblaggio, ci mostra sempre una versione di Cabernet Franc vibrante, potente e austera. E anche la 2021, ultima ma prima nata con la direzione di Benjamin, sembra capace di generare forti emozioni come le precedenti.
DEGUSTAZIONE
TENUTA DI TRINORO
2021
60% Merlot – 40% Cabernet Franc in assemblaggio. Anche questa è un’annata che ha riservato molte sfide. I precoci tepori di marzo hanno trasformato il torpore invernale in timidi cenni di risveglio vegetativo con almeno due settimane di anticipo. Poi un’improvvisa gelata ha coperto la valle nel mese di aprile rischiando di compromettere la buona fioritura della vigna. Il caldo decisamente eccezionale per fine primavera, con l’arrivo dell’estate, ha reso necessario un importante e mirato supporto idrico. Settembre ha portato ristoro alle vigne con correnti serali alquanto fresche. Visivamente è un rubino vivace e intenso. Al naso si avvertono note di frutta matura scura e lamponi. Poi arrivano sentori di lavanda, grafite e pepe lungo. All’assaggio è giovane e ribelle. Si avverte da subito la sensazione di un tannino ancora vivace ma tendenzialmente dolce ed elegante che accompagna il palato alla percezione netta di liquirizia in polvere. È già pronto, persistente, concentrato, energico, dinamico e fresco. Saprà affrontare il tempo con stile! Una presenza “cordiale e garbata”. “Per la prima volta, Tenuta di Trinoro esce da solo, senza la mano di mio padre, che per trent’anni lo ha cresciuto. Il Trinoro ‘21 però non è timido, anzi è un vino quasi troppo immediato, esplosivo, come se volesse gridare al mondo “Eccomi qua!” Quello che mi rende più felice di questo vino è che è così chiaramente un Tenuta di Trinoro! Forte, esplosivo ma anche delicato ed elegante. È come se l’anima di mio padre vivesse nell’uva che lo compone, e questo mi rassicura”. “Sono chiari lo stile e la qualità che cerchiamo”, continua Benjamin. “Ogni anno mettiamo sul tavolo 50 vinificazioni diverse. Non ci sono ricette predefinite: solo l’annata e il terroir. Partire da queste variabili e grazie ai suoli di grande carattere abbiamo la garanzia che ogni anno si possa fare qualcosa di eccezionale”.
2020
82% Cabernet Franc – 8% Merlot in assemblaggio. Figlia di una vendemmia piovosa, quest’annata da subito risulta potente e di indiscutibile qualità. Al naso ha freschi profumi di ciliegia, mirtilli e ribes con successivi sentori di erbe aromatiche e sfumature balsamiche. All’assaggio si presenta fresco e sapido con frutta matura. Vibrante e lineare con un tannino croccante, ricco e potente. Una presenza “intellettuale”.
2015
50% Cabernet Franc – 36% Merlot – 10% Cabernet Sauvignon – 4% Petit Verdot in assemblaggio. Annata contraddistinta da una primavera calda, un’estate con temperature medie decisamente basse e un primo autunno ricco di piogge brevi e ricorrenti. La raccolta ha evidenziato uve di Merlot di altissima qualità in perfetta maturazione accompagnate da quelle di Franc ricche e diverse parcella per parcella. Rosso rubino con elegante nuance granata. Al naso è ricco di profumi che partono da frutti rossi e prugne croccanti e arrivano a fiori secchi ed erbe spontanee (alloro, maggiorana e ginepro) All’assaggio è intenso e pieno con una splendida freschezza agrumata. Concentrato, potente e maturo presenta tannini di rara eleganza. Una presenza “placida e solenne”.
2013
50% Cabernet Franc – 33% Merlot – 13% Cabernet Sauvignon – 4% Petit Verdot in assemblaggio. Annata decisamente fredda con poca pioggia, con presenza di neve e ghiaccio tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo, che ha costretto in fase di affinamento il vino a lungo sulle fecce. Rosso vivace e intenso. Al naso presenta note di frutta polposa e matura con sentori di lamponi e note di lavanda e pepe nero. Al palato si presenta morbido e leggermente dolce. Un vino lungo ed equilibrato con un docile ma ancora vivace tannino. Una presenza “affabile”.
1998
80% Cabernet Franc – 10% Merlot – 10% Petit Verdot in assemblaggio. Annata difficile con continui e repentini cambiamenti. La fioritura tra aprile e giugno che annunciava un grosso raccolto si è vista superare da un crollo improvviso della temperatura con un inizio d’estate stranamente molto freddo provocando una scarsità di grappoli. Le fresche temperature di fine giugno si sono trasformate di colpo nel caldo africano di luglio e agosto con picchi di 55 gradi con il rischio di veder bruciare i pochi grappoli. Cura notturna e innaffiature frequenti hanno permesso il superamento della fase critica. Un settembre leggermente piovoso ha rimesso in moto la crescita dei grappoli recuperando in parte il grave ritardo accumulato in estate. Alla fine l’arrivo di un ottobre temperato, ricco di umida rugiada mattutina e leggere escursioni termiche, ha permesso una vendemmia con acini che, seppur piccini, risultavano in linea con la tabella della naturale maturazione. Il vino si presenta di colore quasi granato con una ricca e fine struttura olfattiva di frutti rossi e prugna. Notevoli i profumi ora di caffè ora di cioccolato fondente con qualche ricordo della speziatura tipica del passaggio in legno. In bocca è fresco e fruttato, elegante ed equilibrato. Si coglie appieno la sua integrità anche grazie a un tannino strepitoso e ancora dinamico. Una presenza “solenne”.
vinifranchetti.com