ENZO ISAIA. NOI ALPINI

Una delle frasi più celebri di C’era una volta in America è quella pronunciata da Robert De Niro / Noodles, che scrutando vecchie foto in bianco e nero appese alle pareti del bar che fu teatro delle sue vicende esistenziali, oramai stanco e anziano dopo anni a nascondersi dal suo passato, così si rivolge a “Fat” Moe Gelly / Larry Rapp: “I vincenti si riconoscono alla partenza”. Questa frase è una delle tante conclusioni del capolavoro di Sergio Leone, un film indimenticabile che ha infiniti inizi e altrettante conclusioni. Come la vita di tutti noi.

Enzo Isaia, Noi mortaisti sulle pietraie dell’Adamello

Enzo Isaia, L’abbeverata in alto, fra la neve

Enzo Isaia, Quando diciamo “naja alpina”

Enzo Isaia, Accampamento estivo di Alpini paracadutisti

Enzo Isaia, Si può essere stanchi fin che si vuole, la mano per una carezza l’Alpino l’alllunga sempre

Enzo Isaia, Camerata caporalmaggiori: riposo pomeridiano

E proprio questa frase mi è venuta in mente scorrendo le immagini in bianco e nero di Enzo Isaia, un dei più cari amici di James Magazine, relative alla sua mostra Noi Alpini, che in occasione della 92° Adunata Nazionale Alpini, sarà visibile presso il Leica Store di Milano a due passi da Piazza Duomo (7-13 maggio).

Enzo Isaia, Il nostro Tenente

Enzo Isaia, Fine giornata a quota 2000

Enzo Isaia, Qui siamo di corvée: segatura bagnata, olio di gomito

Enzo Isaia, Arriviamo al C.A.R. Materassi senza piume: comincia così la nostra nuova vita

Enzo Isaia, Il Capitano in testa. Prima, seconda, terza squadra. Compagnia per compagnia sale il battaglione

Enzo Isaia, Il nostro passo, i nostri zaini, i nostri alberi, la nostra neve: una ricchezza poetica che non sappiamo esprimere, ma che non perderemo più

L’infinita sensibilità di un grande fotografo come Enzo, già ammirata su James in molte occasioni (Primavera, Inverno, Autunno, Tsukiji, The night of the shining grapes) questa volta è un omaggio alla nascita della sua arte: ben 55 anni fa Enzo era un giovane ufficiale di complemento degli Alpini, un ventiduenne con la passione per quella “fotografia” che lo avrebbe ispirato per tutta la vita. Decise allora di raccontare con la sua Leica M2 il servizio militare che stava prestando nel corpo, con un occhio discreto eppure così profondo, per cogliere gli istanti di un racconto personale, ma che potrebbe essere di chiunque, almeno di coloro che, come il sottoscritto, hanno l’età per poter dichiarare, con malinconia ed emozione, di averlo fatto quel “benedetto” servizio militare. La “naja”, che nel caso di Enzo fu quella delle penne nere: il primo ingresso in caserma, gli addestramenti, i campi invernali ed estivi, i commilitoni, le marce nella neve ed i muli, fino al congedo ed alle adunate dell’A.N.A.

Quello di Enzo fu un vero e proprio servizio giornalistico. Che per assurdo, appena congedato, non ritenne completo. Decise allora di farsi richiamare ben due volte, per terminare le immagini dei campi invernali e di quelli estivi. Alla fine si fece “solo” venti mesi di naja.

Enzo Isaia. Al giuramento: Ri-poso

Enzo Isaia, Su, Alpino!

Enzo Isaia, Al campo invernale: ali nere, penne nere

Enzo Isaia, Ferro, Alpini, montagna un tutt’uno

Enzo Isaia, Benedizione in caserma

Poi un giorno si presentò nella redazione di Epoca, con la borsa piena di fotografie. Nuccia Lanfranchi, la segretaria di redazione, le trovò straordinarie. E per mesi fece di tutto per proporle al direttore. Quando alla fine Nando Sampietro si decise a guardarle, alzò il telefono e convocò immediatamente Enzo: pochi minuti dal suo arrivo e lo storico direttore di Epoca gli propose di prendere un aereo per New York e di far parte dello staff capitanato da Mario De Biasi. Era il 1967 e ad Enzo, a soli 25 anni, veniva prospettata l’incredibile opportunità di diventare il più giovane fotografo del gruppo giornalistico composto da Life, Stern, Paris Mach ed Epoca. Ma Enzo rifiutò, senza troppe riflessioni. “Ero troppo giovane, troppo inesperto. Volevo sposarmi, forse terminare gli studi di architettura. Non me la sono sentita. Sembra assurdo, ma non mi sono mai pentito di quella scelta”.

Enzo aveva bisogno di “definire” e “afferrare” i confini della sua arte. Comprendere quegli “scatti” da purosangue che lo avevano indirizzato verso la fotografia. “Ho avuto la grandissima fortuna di trovarmi a Torino negli anni d’oro della pubblicità. Ho fatto incredibili esperienze grazie alla Fiat, soprattutto ho imparato cosa significasse “fare la luce” su oggetti grandissimi e riflettenti. Una impareggiabile formazione, in un periodo in cui c’era solo la pellicola. Adesso, con il digitale, è tutto diverso, sicuramente più facile, ma certo la fotografia è un’altra cosa”.

Ho sempre amato le vecchie fotografie in bianco e nero che ritraggono persone e situazioni di vita quotidiana. Di qualunque genere. Sono dei racconti, delle narrazioni. Un vero e proprio romanzo. E ogni volta nel mio animo s’intrecciano suggestioni diverse: il fascino di attimi oramai perduti nella memoria, cercando di immaginare le gioie, le sofferenze, i pensieri dei protagonisti, nella consapevolezza che dopo tanti anni forse i protagonisti stessi non ci sono più o sono completamente diversi. Ma le immagini del passato ci riportano a un presente atemporale, ci coinvolgono a tal punto che diventiamo noi stessi protagonisti, sempreché l’occhio del fotografo abbia saputo cogliere quelle sfumature e quei dettagli che si celano dietro l’immagine stessa, come se avesse preso carta e penna e iniziato a descrivere la realtà che aveva davanti. Come ha fatto Enzo Isaia.

Enzo Isaia, Lucidi, pasciuti. autocarri e muli del tempo di pace

Enzo Isaia, Giù in fretta, Alpino!

La sua mostra si giova delle meravigliose didascalie, scritte ben 53 anni fa, di Giulio Bedeschi l’indimenticabile autore di “Centomila gavette di ghiaccio”, che di Isaia scrisse: “ha messo insieme fotografie ricche di intuito, tecnica, ma soprattutto di poesia, commozione”.

Sono ben 171 le fotografie, formato 30 x 40 cm, con cui Enzo ha descritto la sua esperienza negli Alpini e nel Leica Store di Milano sarà visibile un’antologia di 25 foto in formato 50×70. Prima di Milano la mostra è stata organizzata nei Leica Store di Torino, Firenze e Bologna ed è difficile trovare luoghi più idonei per presentare il capolavoro “primigenio” di Enzo. Leica, per chi come me ama la fotografia, è semplicemente il Santo Graal: non c’è nulla di minimamente paragonabile.

Questa mostra, in passato, è stata visitata da decine di migliaia di persone, molte delle quali sono uscite con gli occhi lucidi.

Un documento storico di grande valore certo, ma soprattutto la dimostrazione delle qualità sconfinate di un giovane artista, che si farà uomo negli anni, ma artista sicuramente lo era già prima di rendersene conto.

Un “vincente alla partenza”, su cui molti hanno scommesso, senza timore di perdere.

 

 

ENZO ISAIA

NOI ALPINI

 

7/13 maggio 2019

 

 

Leica Store

via Giuseppe Mengoni 4

Milano

 

Open: 10:30 / 19:30

ingresso gratuito

 

leicastore-milano.com

eventbrite.it

 

Cover: Enzo Isaia, Le nostre penne