ANDREA ANTONINI, TALENTO ESPRESSIVO
Esecutori ed interpreti che sulle note del carisma diventano non così spesso compositori, si affermano oggi nel panorama del fine dining romano, istoriandone l’avanguardia. Nel vivace certamen di giovanissimi executive chef che con audacia e determinazione sanno reinventare il gusto italiano alla luce del cosmopolitismo delle loro esperienze professionali pregresse, primeggia l’executive chef Andrea Antonini del ristorante Imàgo dell’Hotel Hassler.

Andrea Antonini e Roberto Enrico Wirth
Eclettismo, passione indomita e sensibilità caleidoscopica si spiralizzano nella personalissima cifra stilistica, forgiata nel culto della ricerca e della sperimentazione. Dal laboratorio di creatività di Enrique Dacosta alla brigata di Joan Roca, il percorso iberico dell’executive chef Antonini ha amplificato negli anni una consapevolezza personale intarsiata di stimoli e libertà dai dogmi: “la cucina può essere un luogo d’avanguardia solo quando tutto è organizzato alla perfezione, senza spazi per l’approssimazione”.
Rientrato in Italia per una felice e significativa collaborazione con Enrico Crippa, è però nella sua Roma che sceglie di stabilirsi, in sinergia con Roberto Enrico Wirth, proprietario e presidente esecutivo dell’hotel Hassler, con la marcia in più di chi governa con maestria tale i codici, da poterli riscrivere.
Illuminato da espressivo talento, esposto attraverso la sua raffinata arte della sottrazione, Andrea Antonini rivela personalità e soprattutto l’intelligenza, che lo guidano nel mixare sapori e saperi, ideando l’evoluzione degli ingredienti di ricerca.
“I vegetali enfatizzano le cromìe dei piatti e ne costituiscono l’architettura estetica, amplificano i volumi nella percezione visiva, ispirano la mia creatività e dialogano con gli alimenti proteici in abbinamento. Carciofi e puntarelle custodiscono la quintessenza dell’agro romano e saranno protagonisti dei menù delle prossime stagioni”.
La filosofia di Antonini mira a riportare i vegetali a costituire la progettualità creativa, tecnica e gustativa, a concentrare l’attenzione sull’esegesi della stagionalità.
Il valore della ricerca ha condotto lo Chef a non sentire il peso della tradizione, ideando contrasti per interessare ed incuriosire il palato.
“La letteratura del gusto della cucina italiana non va destrutturata, ma ogni piatto può essere presentato alla luce delle tecniche di alta cucina; non le rivisitazioni, ma i contrasti mare-terra sono i signature dei menù del ristorante Imàgo. Molluschi e scampi possono donare sfaccettature coinvolgenti alle carni e le percezioni umbratili e sussurrate dei funghi sanno dialogare con l’opulenza mediterranea dei crostacei”.
La proposta dell’executive chef Andrea Antonini è modulata sui volumi scenici degli ingredienti e sulle texture che ne perpetuano la sensorialità.
“Il manifesto dell’iridescenza dei sapori del ristorante Imàgo è tratteggiato dall’eleganza delle acidità, fruttate o minerali, conturbanti nel verticalizzare la passionalità della complessità gustativa, nel brio ricercato della vibrante leggerezza”.
La visuale del ristorante Imàgo, da Trinità dei Monti, si proietta su un orizzonte che è un museo a cielo aperto, da cui è facile scorgere San Giovanni in Laterano, il Quirinale, il Campidoglio, Palazzo Venezia, l’Aventino, il Pantheon, la Chiesa di Sant’Agnese a Piazza Navona, Castel Sant’Angelo, l’obelisco ed il parco di Villa Borghese. Il rooftop dell’Hotel Hassler fu il primo ad essere valorizzato con l’istituzione di un ristorante panoramico sulla Città Eterna, precursore di quella che divenne una tendenza internazionale.
Memorabilità del panorama che si specchia nella verve artistica della contemporanea edizione dell’alta cucina di Andrea Antonini, in cui non esistono confini, ma esiste la rilettura critica degli ingredienti e l’affinamento tecnologico dell’esecuzione e dove l’ispirazione mutuata delle materie prime, mira a sublimare la loro identità.
“L’idea concettuale di un menù si sviluppa mesi prima, la mia visione dell’ingrediente diventa fulcro su cui ruota l’evoluzione compositiva delle portate. Essere qui come chef di Imàgo è l’avventura della mia vita: grazie a Roberto Wirth ho messo insieme una brigata di giovani professionisti, come il mio collega Matteo Taccini che ha militato nell’ultimo anno nella cucina di Enigma (altro tempio della gastronomia internazionale contemporanea) con cui spesso ho incrociato il mio cammino lavorativo. Con Roberto Wirth abbiamo subito trovato il punto di incontro sulla filosofia di cucina che verrà espressa da Imàgo: al centro ci sarà l’italianità con omaggi anche alla tradizione e alla stagionalità dei prodotti, che verrà sempre proposta con la visione e il gusto contemporaneo, come i miei. Qui ho trovato, inoltre, una grande brigata di sala, guidata da Marco Amato e supportata dal F&B manager Ilario Bonzani: insieme intendiamo render sempre più simbiotico il lavoro delle due squadre e far vivere all’ospite un’esperienza sempre più coinvolgente: abbiamo deciso di aprire proponendo una serie di piatti esplorativi che sono propedeutici alla formazione del nuovo menù. I prodotti del territorio che arrivano giornalmente saranno la base per la creazione di un percorso di degustazione a sorpresa”.
Cenare al ristorante Imàgo è infinitamente più di un’esperienza enogastronomica, è un’imprescindibile e nitida visione sul valore dell’intelligenza che sottolinea le nuove pagine della storia dell’alta cucina italiana.
hotelhasslerroma.com
Photo credits Alberto Blasetti