RELAIS LE JARDIN, A FUROR DI LOPOPOLO
Nell’elegante quartiere di Sant’Ambrogio, con le principali attrazioni turistiche del centro di Firenze a portata di passeggiata, le luci accese su Piazza della Santissima Annunziata sono quelle di una palazzina ottocentesca, edificata quando la città era capitale del Regno d’Italia, oggi riconvertita in albergo.
Sotto l’insegna Hotel Umbria, per via delle origini dei proprietari, ha ospitato forse il primo cinque stelle fiorentino, conquistando un posto nel cuore della gente, per cui è sinonimo di esclusività, festa e agio. Ora che l’offerta di stabilimenti deluxe si è moltiplicata a dismisura, col nome di Hotel Regency continua a risaltare per l’aderenza ai luoghi, il piacevole arredo in stile classico fiorentino, le atmosfere cozy e il pittoresco giardino interno, che col permesso del meteo accoglie i tavoli fra alberelli di limone, che regalano perfino un limoncello.

Claudio Lopopolo
Il fine dining si chiama, non a caso, Relais Le Jardin: affidato da tre anni alle cure dello chef Claudio Lopopolo, affaccia i suoi sei tavoli sulla quiete verde, mentre altre salette accedono ai menù easy del bar e del bistrot, comprendenti rispettivamente sandwich, insalate, lasagne o classici della tradizione toscana. Originario di Bisceglie, Lopopolo ha iniziato appena quattordicenne a sfornare pizze in estate, per poi allacciare il grembiule nelle prime sale da ricevimento e intraprendere stagioni in Trentino, Emilia-Romagna, Toscana, Australia, Londra e finalmente Firenze, prima in un ristorante di pesce, poi all’Hotel Regency. Una gavetta in piena regola, dove spicca l’esperienza presso il Rosewood di Montalcino, oggi stellato al Campo del Drago, che ha dato fuoco alle polveri della passione.

Photo credits Nicco Leone
La sua è una cucina morbida e confortevole come una poltroncina imbottita, purtuttavia ergonomica e moderna nei riferimenti e nelle tecniche, aggiornati sulle passioni. Le origini mediterranee rivendicano il proprio posto al sole nei piatti di pesce, ma l’attenzione è tutta per salse di chiara impronta classica, vere protagoniste di giochi complessi, dove gli ingredienti si sommano fino a compiutezza ed equilibrio. I degustazione sono tre: Endo di 4 portate, Eso di 7 e il Vegetariano, rispettivamente a 95, 120 e 78 euro; più la carta a pescare. Il direttore di sala e sommelier Paolo Mercurio abbina loro un’assortita selezione di vini da 130 referenze.

Appetizer
Sono precisi nel gusto e nelle consistenze i tre Appetizer: il babà salato con pomodoro e basilico, il cannolo ripieno di spuma di salame toscano, il macaron al carbone vegetale con crema di pecorino. Come i pani: i grissini finissimi all’olio e sale grosso, i taralli al finocchio, souvenir di Puglia, e la profumata pagnotta calda scortata da olio fiorentino e burro francese. Perché il territorio non è un dogma.

Sottobosco

Fegatini toscani
Fra gli antipasti di stagione, il Sottobosco è un paesaggio commestibile composto di purea di castagne, funghi porcini saltati al timo, in terra e in spuma, brunoise di tartufo, castagne arrosto, funghi pioppini, spugna croccante al prezzemolo, aroma di pino mugo e una tuile a forma di foglia autunnale di formaggio, spinaci e barbabietola. Oppure i Fegatini toscani travestiti da pomodorini, scortati da cipolla marinata croccante, crema di stracciatella pugliese, chips di tapioca e gel di lampone.

Seppia seppia seppia
Per gli amanti del pesce, Seppia seppia seppia, dove il cefalopode in tripla cottura (al vapore, in tagliatelle al sesamo e arrostito) con la sua salsa al nero è velato dalla gelatina trasparente di cipolle di Tropea, estratte a freddo.

Tortelli ripieni di ragù di conigli
Sono poi succulenti i Tortelli ripieni di ragù di coniglio con gel di limone infornato, aglio nero fermentato, bottarga di muggine e consommé di funghi porcini con la loro tuile. Un piatto articolato, rappresentativo di uno stile affezionato al dettaglio e avvezzo al bilancino. Il filetto di morone è cotto brevemente a bassa temperatura, poi finito al burro; viene servito con gel di barbabietola e di scorzonera, uova di salmone a spingere e beurre blanc frullato con le ostriche arrosto. Ma Lopopolo non disdegna la carne e sfida gli ospiti oltre i cliché della toscanità con un piatto di bisonte maturato al koji, per la tenerezza e il gusto, impiattato con il suo fondo, pepe Voatsiperifery del Madagascar per le note acidule e una guarnizione di baby lattuga arrosto con gel di mandarino, ravanelli marinati e polvere di prosciutto crudo di cinta senese.

Quaglia
Con l’alternativa della classicissima Quaglia, servita con porro fondente, terrina di foie gras, chutney di prugne, crema di castagne e salsa al pepe di Sichuan.

Bignè craquelin
Al predessert di Apple Tea, cocktail di vodka e zenzero nel guscio di cioccolato bianco che inonda il palato, segue il Bignè craquelin farcito di mousse al pecorino di Pienza, perle di pera al rhum e vaniglia, il cui punto salato è esaltato dalla cialda di formaggio in purezza.