PIACERE RESTAURANT, SAPORI DI UNA ROMA ANTICA
Per decenni, in quell’Italia che raccontava di benessere e spensieratezza, il quartiere Prati di Roma, ha raccolto le nuove esigenze di una borghesia che legava alle tradizioni familiari uno nuovo stile comportale. Quel quartiere oggi è cambiato tantissimo, ovviamente, ma in alcune sue parti a prevalente vocazione residenziale vive ancora quello stile.
I piccoli negozi, le strade, i giardinetti sono la testimonianza di un tempo in cui tutto era più lento, più fruibile. Di questa qualità di vita sono testimonianza attiva anche quei ristoranti che accolgono la propria clientela come una volta, con garbo e cordialità, con familiarità.
Il Piacere Restaurant è sicuramente uno di questi. Difronte all’entrata, che ricorda quella di un portone importante, c’è la zona dehor capace di proporre alla clientela uno spazio veramente ben allestito dove pranzare o cenare ma anche dove trascorrere qualche ora in relax.
All’interno tutto è curatissimo; le sale sono state ricavate all’interno di vani caratterizzati da pareti in malta e mattoni a vista con soffitti molto alti, tipiche di molti palazzi nel quartiere. Anche le luci sono ben posizionate e creano un’atmosfera calda e rilassante. Il servizio è puntuale, caratterizzato da professionalità e simpatia. Andrea Barberis e la moglie Elena Trastulli sono degli ottimi padroni di casa, premurosi e gentili sin dal momento in cui si entra. Scrupolosi e attenti si preoccupano di effettuare gli obbligatori controlli personalmente, garantendo la necessaria privacy.
Nella sala principale i tavoli si susseguono con ordine, tranne l’ultimo che si distingue per la presenza di una lunga e comodissima panca appoggiata alla parete di fondo. Tutti risultano elegantemente allestiti e perfettamente apparecchiati. Alla guida della cucina c’è lo chef Orazio Di Fusco, anima puteolana e tante importanti esperienze a Roma. Al suo fianco, a condividerne la guida, c’è Stiven Toro, chef con un passato in brigate condotte da alcuni degli chef più famosi in Italia e nel mondo.
La cucina, seppure presentata con cura ed eleganza quasi maniacali, non insegue lo spirito gourmet (spesso fine a sè stesso) ma valorizza al massimo la raffinatezza degli abbinamenti e l’altissima qualità delle materie prime. E tale risultato lo si percepisce nitidamente proprio dal connubio vincente di due diverse sensibilità, due diversi percorsi e due diverse tradizioni gastronomiche.
I menù sono due, terra e mare, entrambi con numerose proposte, tutte estremamente invitanti. Se amate il pesce e la cucina di mare non potrete rinunciare ai Fiori di zucca al forno con ripieno di ricotta gambero rosso e guanciale croccante, al Baccalà mantecato con avocado, melograno e crema di carote caramellate e al Gran Crudo (scampi e gamberi di Mazara, ostrica, tartare di tonno, varie tipologie di carpaccio come quella di tonno, di ricciola e di salmone e infine la julienne di calamari).
Tra i primi decisamente buoni sono i Ravioli cuore di burrata con gambero rosso cotto e crudo come altrettanto decisamente gustosi sono, tra i secondi, gli Straccetti di tonno e carciofi.
Carta di vini sicuramente ben studiata, in cui potrebbe essere inserita qualche etichetta di spessore magari non così famosa e riconoscibile. Dunque, una cucina che coniuga in maniera perfetta il ristorante di famiglia con una cucina attenta sia alla materia prima sia alla tecnica di preparazione. Tutto questo accade in Via Oslavia 33, a pochi passi da Piazza Mazzini. In quel lato del quartiere Prati intriso ancora di quello stile un po’ borghese e riservato, sobrio ed elegante.