ALTO ADIGE WINE SUMMIT, UN SUCCESSO ANNUNCIATO
Abbiamo partecipato alla quarta edizione dell’Alto Adige Wine Summit, che si è conclusa domenica 10 settembre. Sapevamo cosa aspettarci. E le aspettative sono state ampiamente rispettate. Un successo, certo, per una manifestazione che è una macchina da guerra e che muove un esercito di giornalisti e comunicatori del vino e non è affatto semplice. Ma siamo in Alto Adige e la propensione a fare le cose per bene è certamente nel Dna dei sudtirolesi. Alto Adige Wine Summit è organizzato a cadenza biennale da Consorzio Vini Alto Adige allo scopo di presentare agli opinion leader dei mercati principali – provenienti da Italia, Germania, Svizzera, Austria, Gran Bretagna, Svezia e Paesi del Benelux ma anche da USA, Canada, Giappone e Corea del Sud – una panoramica approfondita sul mondo della viticoltura e della vinificazione dell’Alto Adige. Un modo, insomma, per chiamare a raccolta un po’ tutti e fare una fotografia della situazione vinicola dell’Alto Adige.
Ed è proprio da qui che le sorprese maggiori sono arrivate, perché se nelle precedenti edizioni a cui avevamo partecipato dalle degustazioni tecniche erano arrivate buone sensazioni, in questa gli assaggi che abbiamo effettuato a Bolzano ci hanno restituito un panorama di livello eccellente, e non era affatto scontato. L’unica pecca forse è stata che presso la Sala del Carroponte del NOI Techpark gli organizzatori hanno dedicato solo una giornata alla degustazione tecnica: ne sarebbero servite almeno due, per assaggiare una lista infinita di etichette messe a nostra disposizione. Comunque, non ci siamo tirati indietro e abbiamo fatto il massimo consentito al nostro palato con oltre 120 vini assaggiati, su 290 in totale. In pratica abbiamo degustato tutti i bianchi e la nutrita lista dei Alto Adige S.Maddalena, un vino che è oramai diventato una delle migliori tipologie altoatesine. Tornando ai bianchi, sensazioni eccellenti su tutta la linea, tranne forse per gli Sparkling, i cui assaggi hanno rimarcato come le bollicine in Alto Adige ancora non siano al livello dei vini fermi. La lista dei Pinot Bianco era ampia e riteniamo che rendesse bene lo stato di salute di questo vitigno così curato in Alto Adige: erano 28 le etichette, almeno la metà ci hanno colpito per complessità, eleganza, qualità. Vini di materia, minerali, di grande stile: i migliori assaggi sono stati il Pinot Bianco 2022 Tenuta Ebner, il Pinot Bianco 2022 Azienda Vinicola Lieselehof, il Pinot Bianco Amphora 2020 Tenuta Hochklaus e il Pinot Bianco Riserva Renaissance 2019 Gump Hof Markus Prackwieser. Buoni i Pinot Grigio, ma nulla da segnalare in particolare, mentre nella lista delle Cuvée Bianco ci siamo proprio divertiti: nel complesso tutti assaggi eccellenti, con punta assoluta nel monumentale e inarrivabile Terlano Riserva Nova Domus 2020 Cantina Terlano, ma da citare anche un intrigante Bianco Weisses Handwerk 2021 Tenuta Kiemberger.
Tra i Sylvaner, che dichiariamo senza timore di amare molto, nessuna delusione e due etichette che abbiamo avuto difficoltà a non deglutire interamente (ma erano le 10 di mattina…): il Praepositus 2022 Abbazia di Novacella e il Riserva Sabiona 2020 di Cantina Valle Isarco. Tappa successiva i Grüner Veltliner, altro vino che adoriamo: peccato che ci fossero solo tre etichette in degustazione, ma tra queste due bombe atomiche come Grüner Veltliner Praepositus 2022 Abbazia di Novacella e il Grüner Veltliner 2022 Tenuta Ebner, tra i migliori assaggi in assoluto. Capitolo Riesling, che, come sospetterete, ci piace molto: otto etichette, tutte buone, ma su tutti per distacco un fantastico Riesling Alte Reben 2022 Tenuta Pacher Hof, inarrivabile. Se aveste dei dubbi sulla nostra predilezione per il Müller-Thurgau state pure tranquilli, amiamo anche quello, soprattutto grazie ad una etichetta di cui siamo dipendenti da anni e che ci ha insegnato molto sulla qualità del vitigno e che, guarda caso, era anche l’unica in degustazione (peccato!): Müller-Thurgau Vigna Feldmarschall Von Fenner 2021 Cantina Turmhof Tiefenbrunner, semplicemente il “miglior vino” degustato, di una complessità e fascino da far tremare i polsi. La batteria dei Kerner (sì, porca miseria, amiamo anche quelli …) vedeva solo 6 etichette, ma tutte di qualità: forse, un gradino sopra gli altri, un buonissimo Kerner 2022 Tenuta Köfererhof. A questo punto avevamo due scelte: o chiudere il cerchio dei bianchi con Sauvignon e Gewurztraminer, oppure buttarci nella mischia dei Alto Adige S.Maddalena, una tipologia che negli ultimi anni ci ha riservato sorprese sempre più convincenti, tanto da poter affermare, senza vergogna, che amiamo pure questi rossi eterei ed eleganti, che una volta erano lontani anni luce dalla qualità attuale, vini dinamici, accattivanti, di lievità e piacevolezza, vini per certi versi ideali. Erano 34 le etichette in degustazione, più della metà assolutamente encomiabili: le migliori sicuramente l’Alto Adige S.Maddalena classico 2022 Tenuta Pfannenstielhof Pfeifer Johannes, l’Alto Adige S.Maddalena classico 2022 Tenuta vini Egger Ramer e l’ Alto Adige S.Maddalena classico Vigna Premstallerhof Select 2022 Tenuta Hans Rottensteiner, un produttore che quasi si identifica con questa tipologia fortunata di vino.
Giudizio finale della nostra giornata di degustazione: in Alto Adige stanno tutti bene.
Il programma del Wine Summit 2023 si era aperto giovedì 7 settembre con il rituale e “lungo” aperitivo a Castel Mareccio a Bolzano, che precede tradizionalmente la cena inaugurale che quest’anno è stata curata da una “vecchia volpe” come Herbert Hintner e da suo figlio Daniel. Al nostro tavolo Stefan Vaja, simpatico e bravissimo vignaiolo di Tenuta Glassier che ci ha raccontato con passione i suoi ottimi vini.
Venerdì 8 settembre, alla sera, una “riunione tra amici” che ha visto alla regia Martin Foradori: alla Tenuta Barthenau una cena e una degustazione (o meglio, una “degustazione con cena”, vista la quantità dei vini) in un’atmosfera deliziosa in compagnia di alcuni grandi produttori altoatesini come ovviamente Tenuta J. Hofstätter, Cantina Kurtatsch, Azienda Agricola Niedrist Ignaz e Tenuta Pacher Hof. Verso le 22 ho perso sinceramente il conto di quante bottiglie avevamo stappato, ma non la lucidità nel ricordarmi grandi e indimenticabili assaggi come il Pinot Nero Barthenau Vigna S. Urbano 2019 e 1987, il Pinot Grigio Penon 2014 di Cantina Kurtatsch e il suo leggendario Merlot Riserva Brenntal 2015, poi Niedrist con il Pinot Bianco Limes 2020 e 2017, e Pacher Hof con il Bianco Private Cuvée Andreas Huber 2020 e 2015.
L’ultimo giorno, 9 settembre, la mattina un bel giro tra i vigneti con Josef Brigl e Cantina San Michele Appiano seguito da una degustazione dei vini delle cantine K. Martini & Sohn, Cantina San Paolo, Tenuta Romen (una bellissima scoperta) e Stroblhof il cui ristorante rimane uno dei luoghi più piacevoli dell’Alto Adige.
Infine, il gran finale con Reinhold Messner a Castel Firmiano e tutti i produttori, gli amici, i colleghi: obiettivamente una conclusione migliore era difficile da immaginare. Una vera festa, per celebrare questa terra magnifica e tutte le donne e uomini che appassionatamente ci lavorano quotidianamente. Ma non solo i vignaioli, si intenda. Tutti qui fanno squadra, in una magica alchimia in cui chi sta in vigna o chi dietro una scrivania, chi perennemente al telefono o davanti al computer per renderci la vita più facile, ha un ruolo e un compito importante da svolgere.
Complimenti. Se mi invitate di nuovo ci vengo volentieri.
vinialtoadige.com
Photo credits IDM/Südtirol Wein/mintmediahouse