ALTO PIEMONTE: TUTTO INIZIÒ DA UN’ESPLOSIONE

È un tempo persino difficile da immaginarsi. Non sappiamo esattamente come si presentasse lo scenario del Pianeta, all’epoca. Sappiamo però, che 280 milioni di anni fa in Valsesia c’era un Supervulcano. Esisteva ancora la Pangea e c’era da aspettare altri 50 milioni di anni per veder comparire i primi dinosauri. Quello che accadde ha tutti i tratti del sublime di Burke o di Kant. Fu qualcosa di terribile. Un’esplosione, una delle più devastanti, pari alla potenza di 250 bombe atomiche, capaci di gettare nell’atmosfera una quantità inimmaginabile di detriti. Quella fu la fine dell’attività del Supervulcano della Valsesia che, a seguito dello scontro tra le placche in epoche successive, venne “catapultato” e ripiegato su un piano orizzontale, che rende oggi visibili i suoi strati in una disposizione superficiale. Il Supervulcano della Valsesia, a distanza di diversi milioni di anni, oggi determina ancora la pedologia e l’identità di un’area non solo geografica ma anche – e soprattutto – viticola.

Siamo nell’Alto Piemonte, in quella porzione di regione che si protende verso la Svizzera, spalleggiata lateralmente da Valle d’Aosta e Lombardia. Qui il fiume Sesia spacca a metà un’area vitivinicola composta da svariate nicchie, che procedono dalla punta in estremo nord regione fino, via via, al novarese. Sebbene l’impronta vulcanica ricorra con nelle sue molteplici sfumature per quasi tutta l’area identificata come Alto Piemonte, ve ne sono alcune che riportano le tracce porfiriche solo in minima parte, se non addirittura per nulla.

È il caso della Val d’Ossola, culla della DOC Valli Ossolane. Qui il Piemonte si incunea fondendosi quasi con la Svizzera, le cui montagne sono parte integrante del paesaggio godibile dai paesi ossolani e dai suoi pendii. Le giornate di sole, qui, si fanno desiderare, nascondendosi spesso dietro il palcoscenico della pioggia. Quando capitano, tuttavia, la luminosità della luce e la limpidezza del cielo sono capaci di sbalordire, regalando l’impressione di trovarsi all’interno di un dipinto di Monet. Sono appena 6 i produttori delle Valli Ossolane. Sono giovani, per anagrafe personale e per storia consortile, sebbene la tradizione viticola di queste parti sia sufficientemente antica da determinare un’identità agricola di forte impatto. Qui, infatti, abita un particolare biotipo di Nebbiolo, il Prünent, da oltre 700 anni. I terreni di origine fluvio glaciale non presentano propaggini vulcaniche, affermando la loro identità montana nel profilo morenico assemblatosi ed erososi più volte nel corso del tempo.

Valli Ossolane

Scendendo verso sud si incontra, per prima, la zona di Boca, sulla sponda orientale del Sesia. Qui la denominazione prevede l’utilizzo di Nebbiolo – conosciuto localmente come Spanna – Vespolina e Uva Rara. I 10 produttori della denominazione coltivano poche manciate di ettari su un terreno acido a matrice pienamente vulcanica, che ospita l’antica caldera del Supervulcano. La terra di quest’area è estremamente friabile e tende a dissolversi in una polvere dai toni aranciati, fin quasi rosa. Da Boca e da Gattinara si originano i nettari che preservano maggiormente un certo tratto di eleganza sottile e snella, finissima. Vini di palato, vini fatti per ammaliare con delicatezza. Ad eccezione della Vespolina in purezza, qui piuttosto in voga. Sebbene riproponga lo stile di eleganza ormai assorbito dai produttori – oltre che dalle vigne – la Vespolina si fa riconoscere per il suo timbro speziato, intenso, netto, e per le sue durezze spiccate, delineate in un tannino rude e incisivo.

Boca

Quasi speculare – seppur collocata lievemente più a sud – alla zona di Boca, vi è Bramaterra. Si tratta di un’area piuttosto vasta, che presenta al suo interno una grandissima varietà di microclimi e di suoli, che da rocciosi e porfirici muovono verso le sabbie, le argille e la ghiaia, con presenza di rocce carbonatiche e calcaree. Alcuni segmenti si compongono di rocce e terra dall’inequivocabile colore rosso, dato principalmente dall’abbondanza di manganese contenuto in esse. Bramaterra è una denominazione che dà vita a vini completi. Completi perché sintetizzano l’eleganza e il carattere, esplicitato non tanto in una potenza ma piuttosto in un’incisività penetrante.

Bramaterra

Appena sotto, limitrofa a Bramaterra e accarezzata dal fiume Sesia che la cinge a est, vi è Gattinara, gemellata a Boca per eleganza e finezza dei vini. Anche qui le rocce presentano un’anima porfirica originatasi dall’esplosione del Supervulcano, sebbene siano nello specifico differenti da quelle presenti nelle altre aree. Il disfacimento di questi porfidi ignimbritici ha dato origine ai suoli, che presentano una dura matrice rocciosa all’interno e una componente friabile limitatamente alla superficie. Nei Gattinara vive la quintessenza della finezza, della sottigliezza pregna di charme, di affermazione delicata e gentile che mai viene meno alla possenza del contenuto. Sono 17 i produttori che mettono in bottiglia questa versione di Spanna affiancata da una piccolissima possibile percentuale di Vespolina o Uva Rara.

Gattinara

Le due denominazioni Coste della Sesia e Colline Novaresi abbracciano invece una vastità di comuni, ponendosi come destra e sinistra del fiume Sesia, con conseguente disomogeneità pedoclimatica per entrambe le zone.

Colline Novaresi

Si approda poi alla prima di tre zone che si susseguono una all’altra. Esse presentano terreni sostanzialmente simili, capaci di dare, specialmente nella prima di esse, vini sensibilmente diversi. Stiamo parlando di Ghemme, Sizzano e Fara, le tre denominazioni che sfumano verso il sud dell’Alto Piemonte. Ghemme viene spesso descritto come un Gattinara più denso, più scuro, più irruento; lo stesso Mario Soldati dice che “Ghemme è forse meno fine, ma più genuino”. La leggiadria del Gattinara viene abbandonata in favore di un carattere più ruspante e più coinvolgente, sotto certi aspetti. La sua personalità ha origine a partire da terreni fluvio glaciali derivanti in parte dallo scioglimento del ghiacciaio e in parte dall’accumulo sedimentario per azione del fiume. Sono terreni argillosi e tufacei nella superficie, ricchissimi di sali minerali. Del tutto simili, quindi, a quelli presenti a Sizzano e Fara, che, rispetto alla maggiore complessità di Ghemme, si caratterizzano per una spiccata piacevolezza di beva.

Lessona

Concludiamo risalendo leggermente verso nord, a ovest di Bramaterra. Qui una zona sottile e lunga, composta da sedimenti marini e poggiante su roccia porfirica profonda, dà vita alla denominazione Lessona. Terreni acidi, ricchi di fossili, calco di una storia antichissima che ha portato le sabbie emerse dai fondali marini ad essere nuovamente sommerse dalle rocce vulcaniche. Vini che si impreziosiscono anche in questo caso di piacevolezza, sebbene una certa complessità possa comparire e mostrare il lato più oscuro del suo protagonista, il Nebbiolo.

 

DEGUSTAZIONE

 

COLLINE NOVARESI NEBBIOLO CARAMINO 2018 CAVALLINI DAMIANO

93/100

La prima impressione del naso è speziata, con una leggerissima finitura balsamica che apre in seconda battuta al fiore. Molto fresco, al gusto, con una discreta pressione tannica.

 

VALLI OSSOLANE NEBBIOLO PRÜNENT STELLA 2018 AZIENDA AGRICOLA EDOARDO PATRONE

94/100

Naso piuttosto scuro, che vira su note di terra, bacca di ginepro, felce. La bocca presenta una buona coesione di durezze, che determinano un sorso rude ma estremamente omogeneo.

 

FARA 2016 CASTALDI FRANCESCA

93/100

Il timbro del naso ricorda una trama speziata di china e radice, con una lieve rudezza erbacea al sorso che lo rende piuttosto intrigante. La bocca è comunque smussata e levigata in tutti i suoi spigoli, restituendo un sorso in equilibrio.

 

SIZZANO 2016 CANTINA COMERO

94/100

Confettura di frutti rossi, composta di fragole, una lieve nota di propoli. La stratificazione del naso non indugia sulle presentazioni e fa da preludio a una bocca tessuta nell’equilibrio e nella piacevolezza di beva che non pregiudica il carattere.

 

LESSONA RISERVA 2014 CLERICO MASSIMO

94/100

Benchè mostri una certa timidezza al naso, lascia comunque spazio al frutto e alla componente terrosa. La bocca gioca sulle sottigliezze e rivela il sorso di un vino pronto, con una conduzione fresca in equilibrio e il tannino perfettamente levigato.

 

BOCA 2016 TENUTE GUARDASOLE

95/100

Su uno sfondo boschivo di fungo affiorano note di spezie, china, petali di rosa e citronella. La bocca presenta quella rudezza che non è la semplice somma delle durezze in evidenza: è carattere.

 

BOCA 2009 PODERE AI VALLONI

96/100

Gioca ancora con la freschezza del lampone, su uno sfondo comunque antico, fatto di ricordi scuri di cuoio e foglia secca, pepe nero e spezie in genere. La bocca si compone di un grandissimo equilibrio, in cui il tannino levigato assume ora un protagonismo elegante. Chiude su una piacevole nota agrumata.

 

GHEMME SANTA FÉ 2015 IOPPA F.LLI

94/100

Ha una vaga traccia tostata, al naso, he accoglie la freschezza della bacca selvatica e della scorza d’arancia. La stessa nota agrumata che si ritrova al sorso, sintomo di freschezza in un sorso comunque di buon corpo e buona coesione.

 

GHEMME VIGNA LOCCHE 2013 PIETRAFORATA

95/100

La ricca sfaccettatura del naso raggiunge le note terziarie di smalto, su uno sfondo tessuto nella bacca nera e nel muschio bianco. Bocca fresca, tannino levigato, sorso intrigante e ancora piuttosto veemente.

 

BRAMATERRA 2017 LA PALAZZINA

96/100

Cupo, al naso, e denso nella sua stratificazione impenetrabile. Il fiore e il frutto sono i protagonisti di un naso comunque a timbro silvestre. Equilibrio, ottimo corpo, composto in tutte le sue parti. La freschezza ha l’ultima parola sulla pressione tannica elegante e si protrae in persistenza richiamando un nuovo sorso.

 

BRAMATERRA 2015 ANTONIOTTI

96/100

Vino agitato, vino tannico. Vino di grande personalità, a tratti forse indomabile. Se il frutto e la parte balsamica dominano il naso, il tannino ancora baldanzoso si appropria del sorso, che pure non cede in nessun punto, mostrandosi comunque composto e perfettamente integro.

 

GATTINARA RISERVA BORGOFRANCO 2016 CANTINA DEL SIGNORE

96/100

Naso di finezza, di fiore, lampone e fungo secco. La bocca è scolpita dalla freschezza, ancora più che dal tannino. Un vino che trova il suo grande pregio nell’eleganza composta, fin addirittura leggiadra.

 

GATTINARA RISERVA 2015 ANTONIOLO

97/100

Si chiude in bellezza con questo vino che rasenta la perfezione. Ha tutto: la carnosità del frutto, la freschezza balsamica e l’irriverenza erbacea, al naso, e la veemenza, il carattere, la completezza al sorso. Si afferma con un tannino possente e con una sapidità vivace, eleganza di un ricordo lunghissimo.

 

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