GIOVANNI IANNUCCI, PERLA DEL SANNIO

Il Sannio, o Samnium, terra dei Sanniti, antico popolo che abitava qui in epoca pre-romana, si trova tra il Massiccio del Matese e il Taburno, ai piedi degli Appennini. Area di antica produzione vitivinicola, dei cui vini troviamo già nota negli scritti di Plinio il Vecchio, Catone e Orazio, è ad oggi una delle aree più densamente vitate d’Italia. Qui ci sono grandi produzioni di cantine sociali, accanto a piccole produzioni, di nicchia, come a Guardia Sanframondi, nel cuore della valle Telesina, dove ha sede l’azienda Giovanni Iannucci. Nasce nel 2012, frutto della passione per la vigna e per questo territorio di Giovanni, che già aiutava il padre quando l’uva veniva venduta alla cantina sociale.

Solo tre ettari di vigneto, piantati tra i comuni di Guardia Sanframondi e Castelvenere, con rigogliosi filari di Falanghina, Trebbiano e Barbera del Sannio, varietà autoctona da non confondersi con la Barbera classica. Qui ha un impatto maggiormente aromatico, e sono in corso delle ricerche specifiche promosse dal Consorzio vini del Sannio: sembra, infatti, che il nome reale di questa varietà sia Camaiola, sempre presente storicamente nella zona.

Giovanni Iannucci

Un sole che scotta e un vento che sferza il viso ci accompagnano lungo i declivi che vanno a disegnare i vigneti, con l’idea di Giovanni di produrre vini che vadano a raccontare al meglio la territorialità in simbiosi con le varietà coltivate.

Vigneti che sono coltivati prevalentemente a spalliera, con mezzo ettaro a pergola, quest’ultima utile visto il surriscaldamento climatico degli ultimi anni. Racconta Giovanni che anche il lavoro è cambiato in base ad esso, con una maggiore attenzione sulla defogliazione per evitare scottature all’uva. I suoli qui sono di matrice povera, argilloso calcarei, con un lavoro degli stessi volto ad evitare l’utilizzo di chimica, così come in cantina il tutto avviene senza chiarificazioni o filtrazioni, ed un utilizzo minimo di anidride solforosa.

Si parlava di produzione di nicchia, e in questo caso, possiamo ben dirlo, abbiamo proprio una sorta di vin de garage: piccolissimo artigiano, con una produzione limitatissima, che non supera le 10.000 mila bottiglie annue. Il lavoro è svolto dal solo Giovanni, manualmente, con la cantina letteralmente grande quanto un garage. Ma non lasciamoci ingannare. Questa artigianalità, fatta di savoir fair, di conoscenza rurale, di un tornare alle origini, regala vini puliti, nitidi nella loro espressione territoriale. Vini che non solo trasudano passione, ma che esprimono il territorio di origine, senza fronzoli e orpelli, ma in via diretta, dionisiaca e non apollinea, quindi senza una ricerca stilistica fine a se stessa ma bensì che raccontano di beva e naturalità, di quotidianità ma mai di banalità.

 

 

Costa delle Viole 2018

Barbera del Sannio 100%

Una barbera eclettica. Scarica nella massa cromatica, il vino ci racconta una parte olfattiva fatta di mentuccia, oliva, e un frutto turgido e croccante. Palato teso, con un attacco salino ed uno svolgersi ematico, una chiusura lunga, giocata su note che ricordano tamarindo ed una spezia orientale.

 

Campo di Mandrie 2018

Falanghina 100%

Veste un giallo carico, vivido nei riflessi di oro verde. Aroma che ci rimanda ad un campo di fieno, con fiori di glicine e sambuco, agrume ed erbe mediterranee. Al gusto un vino di carattere, ampio, ma comunque slanciato nella beva, con una chiusura salata e gustosa, che ci rimanda al lime, alla pesca nettarina e rosmarino.