OSLAVIA, LA STRADA DELLA RIBOLLA
La distanza che separa la cantina di Dario Princic da quella de Il Carpino di Franco Sosol, rispettivamente il primo e l’ultimo produttore che si può incontrare percorrendo il borgo di Oslavia arrivando da Gorizia, è di 3 chilometri. Nel mezzo di questo breve tragitto a salire, oltre a loro, si incontrano Primosic, Fiegl, La Castellada, Gravner e Radikon.

I sette produttori dell’Associazione Produttori Ribolla di Oslavia
Oslavia, Oslavje in sloveno, è un villaggio sospeso nel tempo, abitato da contadini, con il quale, in senso antropologico, abbiamo un legame arcaico e profondo. Non c’è una chiesa e nemmeno una piazza a Oslavia, ci sono però 57.000 anime cadute nella Grande Guerra, custodite nell’Ossario, monumento dedicato alla follia umana, ma al tempo stesso straordinario luogo laico di meditazione e di inno alla vita.

L’Ossario di Oslavia
Oslavia terra di confine, intrisa del sangue di tanti uomini che combatterono sotto diverse bandiere, polverizzata dalla ferocia della Prima Guerra Mondiale che qui cancellò tutto, annichilendo secoli di memoria, basti pensare che la reporter di guerra, l’austriaca Alice Schalek scrisse: “Che un monte possa morire lo si vede da qui, non senza emozione. La guerra uccide uomini già da due anni, a questo ci siamo abituati, ma l’assassinio dei monti è qualcosa cosa di mostruoso che i nervi riescono a malapena a sopportare. Tutti conoscono il dosso di Oslavia, la montagna morta…”
Consola il pensiero che in questa terra martoriata dalla violenza degli scontri bellici, almeno una pianta di vite di Ribolla Gialla sia riuscita a sopravvivere generando una sorta di transustanziazione inversa, ovvero il sangue che diventa vino. Suggestioni, certo, ma che aiutano a dare un significato profondo alla barbarie.
Ma c’è ancora qualcosa che a Oslavia trova senso più che in altri areali italiani e non solo, ed è la macerazione dell’uva, in questo caso Ribolla Gialla, sulle proprie bucce. Se n’è parlato molto in questi ultimi anni di Orange Wine: c’è chi vinifica per tradizione, passione e senso di appartenenza, altri perché va di moda e, in quest’ultimo caso, con il rischio di ottenere vini anonimi e senza personalità, piatti nei profumi e al gusto. Se vogliamo trovare un luogo che renda straordinariamente unico un vitigno duttile come la Ribolla Gialla questo posto è Oslavia. Qui, con la macerazione, succede qualcosa di unico e irripetibile altrove, capace di dare più che mai un senso compiuto al concetto di terroir.
Oslavia che, attraverso il percorso naturalistico delle Panchine Arancioni, svela i suoi luoghi più suggestivi e nascosti. Sette panchine, situate in prossimità di ogni produttore, sette sguardi attraverso il confine e l’infinito, sette macchie arancioni, metafore naturali e potenti strumenti d’introspezione, dove il visitatore può confrontarsi con il racconto autentico di questa terra, divenendone parte attiva.
La Ribolla Gialla invece è assurta a simbolo di fratellanza, di unione tra le genti di una terra martoriata che ha visto cambiare nel corso di pochi anni confini e bandiere in maniera repentina, ma che oggi, assieme al suo territorio d’elezione, diviene punto di congiunzione fra le culture romanze, slave e germaniche. Non è un caso, infatti, che nel 2025 Gorizia e Nova Gorica unite diverranno capitale europea della cultura.
DEGUSTAZIONE
Fiegl Ribolla Gialla “Orange” 2019
Nel bicchiere è più dorata che orange. Al naso arrivano delicate note floreali di acacia, camomilla, frutta tropicale e miele. Agile al palato, decisamente gastronomica.
Primosic Ribolla di Oslavia Riserva 2017
Il liquido nel bicchiere è giallo dorato intenso. Il naso colpisce immediatamente per l’intensità dei profumi, note floreali, confettura, frutta secca, cera d’api. Palato di notevole ampiezza e persistenza.
Il Carpino Ribolla Gialla 2016
Giallo dorato luminoso nel bicchiere. Al naso arrivano immediati i profumi di agrume, uva passa, miele. Palato pieno ed elegante con una nota sapida che ne rende il sorso dinamico.
La Castellada Ribolla Gialla 2015
Giallo ambrato luminoso nel bicchiere. Al naso emergono erbe aromatiche, frutta esotica, miele. Il sorso è avvolgente, leggermente spigoloso.
Radikon Ribolla Gialla 2017
Ramato luminoso nel bicchiere. Dopo un attimo di timidezza, il naso si apre nella frutta matura, nelle note profonde di spezie, uva passa e cera d’api. Al palato è carnoso, di grande carattere, un vino decisamente complesso.
Dario Princic Ribolla Gialla 2016
Giallo ambrato nel bicchiere. Il naso è di grande impatto: note vegetali, confettura di albicocca, spezie, miele. Al palato si presenta quasi delicato e suadente, una sorta di unicum per Dario Princic, fattore che rende questo vino irresistibile.
Gravner Ribolla Gialla Anfora 2013
Giallo ambrato luminoso. Al naso emerge subito tutta la maestosità di questo vino: albicocca disidratata, agrume candito, spezie dolci. Al palato è elegante ed espressivo, un vino cangiante, unico e infinito.