ADELAIDE: SAPORI MODERNI, FASCINO D’ANTAN
Nel cuore di Roma, tra Fontanella Borghese e Augusto Imperatore, in uno di quei palazzi dal fascino intramontabile, c’è il Luxury Hotel Vilòn. All’interno l’ambiente si presenta elegante e ben curato. Percorrendo il breve corridoio d’ingresso a mattonelle esagonali si arriva al salotto, dove il cliente è accolto in modo garbato, come in un’atmosfera d’altri tempi. Divani, lampade, tavolinetti e ogni altro arredo raccontano qualcosa, tutto è studiato con la massima attenzione.
Fuori, come a creare un percorso alternativo tra sala e salone, c’è un piccolo cortile con tavoli e divani circondati da piante e suppellettili. Alzando gli occhi si ben comprende come questo palazzo sia praticamente un tutt’uno con la storica dimora dei Borghese. Ed è proprio alla principessa Adelaide che è stato dedicato il ristorante dell’albergo. In sala nulla è fuori posto o eccessivo. Dietro le quinte c’è la grande capacità dell’esperto direttore, Annabella Cariello.
L’eleganza e la raffinatezza sono i rametti intrecciati di quel nido, pieno di buon gusto e affettuosi riguardi, che avvolge l’ospite sin dal momento in cui raggiunge il tavolo. Il personale di sala guidato da Samuele Florio è esemplare. Portamento, stile e deferenza accompagnano l’ospite in ogni momento del pasto. Anche la mise en place rievoca la classe di un tempo, quando il cucchiaio compariva nella scenografica disposizione delle posate sul tavolo a prescindere dalla tipologia di piatto che si sarebbe degustato.
Quella di Adelaide è una cucina importante, colma di ogni esperienza acquisita dallo Chef nel corso delle sue tante e importanti esperienze. Gabriele Muro è uomo del Sud e pertanto figlio di quella tradizione tutta campana, anzi tutta flegrea, fatta di profumi, sapori e consistenze capaci di raccontare in un momento migliaia di anni di cultura. Dalla sua Procida ha preso il mare, il nostro straordinario Mediterraneo. Ha preso il calore dal sole delle isole che abbracciano Napoli e il tocco solfureo del Vulcano più grande d’Europa. Nelle ricette c’è il suo sorriso, ci sono quelle sfumature di chi ama la vita dimostrandolo in ogni cosa che fa.
Si può ordinare alla carta, chiaramente, ma oltre a Le intramontabili tentazioni romane (Cacio e Pepe, Carbonara e Amatriciana) lo Chef propone due menù degustazione di assoluto interesse, eseguiti dall’abile brigata guidata da Federico Sartucci. Il primo si intitola Il mio nome è Adelaide ed è composto da piatti dedicati a temi ed esperienze cari a Gabriele; il secondo è Travolti da un insolito destino nell’azzurro Mare di Procida che inequivocabilmente parla di terra e famiglia.
Vi segnaliamo tre piatti che non potranno non rapirvi, portarvi lontano con la mente e con i sensi. Quel viaggiatore del calamaro è un piatto complesso: i profumi e l’abilità nel far convivere cipollotto, piselli e wasabi con un calamaro cotto alla perfezione lasciano un’impronta profonda nelle papille gustative.
Ne Il Vizietto invece le scarole si fondono in diverse consistenze per far da base a un sandwich di pesce (ombrina, nel nostro assaggio) appena sfiorato dal piccante dell’harissa. Un capolavoro pieno dell’essenza del Mediterraneo. Sensazioni e ricordi di pietanze popolari che ritornano più ricche e attuali, se volete, ma sempre nettamente ammaliatrici.
Il tempo, apparentemente, scorre lento tra una pietanza e l’altra, in una dimensione quasi senza gravità. Poi per qualche secondo si torna attivi nell’assaggio che è come un nuovo capitolo di quel seducente romanzo che è la vita, un nuovo appuntamento con la gioia del buon vivere.
Ed ecco In Fondo al Mar, imperdibile per intensità emozionale ed eleganza visiva. Lo potremmo descrivere semplicemente come una zuppa di pesce ma in realtà è molto di più. La scodella è ricoperta da una scenografia originale e ben pensata in cui appaiono, su di una pellicola rossa, stelle marine con coralli, sabbia e roccia lavica. Un chiaro riferimento al mare e ai luoghi propri dei Campi Flegrei. Ma dov’è la magia, vi chiederete? La magia è nel sapore che vi resterà scolpito nel cuore e nel palato. Una volta scalfita la pellicola e portata all’interno ogni decorazione affatto superflua, l’inconfondibile profumo vi rapirà definitivamente. Il gusto? La zuppa di papà, quella che richiamata la tradizione segna un nuovo modo di cucinare, elegante e raffinato, pregno di tecnica e sensibilità, cura e ricerca. Un cenno doveroso alla carta dei vini. Assolutamente ben fatta, varia e convincente, con numerose etichette importanti italiane e francesi.
Siamo al dunque, quindi. Il Vilòn si presenta come un nido di riservata grazia, eleganza e raffinatezza, al cui interno viene custodito, protetto e curato, il progetto Adelaide, un ristorante d’alto rango egregiamente guidato da uno Chef di indiscutibile bravura.