ALMARANTO: ESPERIENZA GOURMET

L’arrivo del treno nel basso Piemonte risultò strategico per favorire lo sviluppo del comparto vinicolo, che si stava affermando nella seconda metà dell’Ottocento, ma ebbe anche un importante valenza sociale collegando al resto del mondo questi luoghi affascinanti. Il primo tratto della ferrovia Cantalupo-Nizza Monferrato verrà inaugurato nel 1864 e l’anno successivo sarà attivata l’intera linea, un tragitto che si sviluppava in curva per quasi il 60%, della sua lunghezza e mentre il piccolo convoglio viaggiava, sembrava quasi che ‘ancheggiasse’, tanto che la locomotiva veniva chiamata affettuosamente dalla gente del posto ‘la signorina’. Storie del Monferrato di ieri, dove il treno è stato un motore sociale che contribuirà a unire l’Italia, favorendo la diffusione della posta, del telegrafo, delle scuole e lo sviluppo dei piccoli borghi. Un’istantanea del Monferrato di ieri, ben raccontata nella ricerca di Bianca Roagna, direttrice del centro studi Beppe Fenoglio, che ci introduce a questi luoghi, facendoci immergere profondamente nella storia, nelle tradizioni e nel costume. Storie affascinanti che si possono ripercorrere recandosi a Calamandrana, un borgo tra Canelli e Nizza Monferrato, dove nel 2011 la vecchia stazione ferroviaria è stata riqualificata, mutando in una biblioteca multimediale e cartacea, per custodire le vicende, i saperi e la storia del Monferrato.

Sui colli che cingono la località monferrina, verso Calamandra vecchia, si incontra Relais Almaranto, un resort in posizione panoramica di grande fascino e bellezza. Una struttura che risale al 1700 e per decenni ha ospitato una cantina, con una corte al centro, che pur mantenendo la struttura originale è stata interamente ripensata, con le linee del complesso ingentilite, integrando magnificamente il resort, nel contesto verde circostante. Un lussuoso progetto di ospitalità sociale e sostenibile, che è nato da un’idea di Alexa Schulte e Markus Schulz, uniti nella vita e nel lavoro, che hanno realizzato il loro sogno nel cassetto, acquisire e gestire un resort. Markus per professione si occupa di alta finanza e ha viaggiato a lungo nei cinque continenti, insieme ad Alexa, grande appassionata di cucina. Thailandia, Vietnam, Cambogia, Argentina, Cile, Sudafrica, India, soggiornando in decine di hotel e cenando in altrettanti ristoranti, fino al 2005, quando decidono di tornare in Italia e di sposarsi. Nel 2016 sono di nuovo nel Belpaese, dove scoprono che l’hotel nell’astigiano in cui soggiornano è in vendita, ne sono colpiti e decidono di acquistarlo.

Tre anni di lavori e nel 2021 il Relais Almaranto, apre finalmente i battenti e malgrado siano i difficili momenti della pandemia, si afferma giorno dopo giorno come luogo di relax e buona tavola, lontano dai ritmi frenetici della città. Gli ambienti comuni, sono raccolti e intimi, lo stile raffinato e contemporaneo, con le quattro suite (Almaranto, Giardino, Terrazza, Nocciola); le 19 camere, spaziose e confortevoli, e l’Almaranto suite, che con i suoi 175 m2 di superficie totale, rappresenta una delle suite più grandi del Piemonte, frutto dello spiccato senso del bello di Alexa, che ha impiegato ricercati elementi d’arredo,  mobili antichi e oggetti di design uno diverso dall’altro, che arrivano dalle collezioni private dei due coniugi. “E’ un luogo che conserva il fascino del passato di un antico casale del 1700” – racconta Alexa Schulte – .“Era uno degli edifici più importanti di Calamandrana, chiamato ‘Casa del Podestà’. La produzione era incentrata al vino moscato e vi risiedevano una cinquantina di persone che si occupavano dell’attività agricola ed enologica. Riproduce quello che era l’allora il tipico modello milanese a corte chiusa, con un corpo centrale padronale, a fianco il fienile e le stalle, un lato corto che serviva per i lavoranti, un lato lungo che comprendeva le cantine scavate nella roccia e nel tufo e una parte adibita a barricaia, dove riposava il vino”. Il percorso di Alexa inizia in una fattoria a Heppenheim, in Germania, dove trascorre la sua infanzia in cucina, circondata da cibo di qualità e cuochi appassionati: “Durante l’università ho studiato scienze biomediche e ho intrapreso una carriera medica, che mi ha portato a Londra nei primi anni 2000. Ero vicina al mercato alimentare biologico più grande della città, il Borough Market, dove ho scoperto nuovi sapori che hanno risvegliato la mia passione per la cucina. Ho viaggiato in Asia sud-orientale, America del Sud e Africa, dove ho potuto esplorare la cultura gastronomica locale, tornata in Europa ho ottenuto la qualifica di nutrizionista, ho aperto uno studio di consulenza, una mia scuola culinaria nel 2013 a Darmstadt, in Germania, fino al 2017, quando mio marito Markus ed io siamo diventati proprietari di questo luogo a Calamandrana, coronando un sogno. Tuttavia relais Almaranto non è solo un raffinato boutique hotel è anche un apprezzata meta gourmet, grazie alla guida competente dello chef Mario Maniscalco e a una proposta ristorativa ampia e immersiva, con il ristorante gastronomico Adagio, il bistrot Anima, la scuola di cucina Adagio Accademia.

La filosofia di cucina di Mario Maniscalco, nativo di Ribera in Sicilia, classe 1993 ma torinese d’adozione, parla di territorio, di pane appena sfornato e cotture lente, viste con gli occhi di un bambino: “La mia passione per il cibo è iniziata grazie al pane. Mia madre era una panettiera e ho trascorso molte ore della mia infanzia in cucina con lei ad impastare” racconta Maniscalco. “Dopo aver terminato gli studi nel 2011, sono stato al Dausin, il primo ristorante con cucina a chilometro zero di Torino. Nel 2016 ho aperto l’osteria contemporanea Gavin ad Asti, poi mi sono trasferito a Londra, in forza all’Harry’s Dolce Vita a Knightbridge, dove dopo meno di un anno, sono stato promosso sous chef. Al mio ritorno in Monferrato nel Natale 2019, grazie a un amico, incontro Alexa e Markus e tre anni dopo mi unisco ad Adagio come sous chef, per diventare capo chef nel 2022”.  La cucina di Maniscalco, esplora i sapori e i profumi della cucina piemontese cercando nuove letture, ma sempre mantenendo fede alle radici, con un occhio attento, alla stagionalità e alla filiera corta, mescolando abilmente le tecniche e le diverse culture apprese nei viaggi compiuti tra la Sicilia e Londra. Una cucina golosa, senza preclusioni né steccati, da scoprire lasciandosi guidare dallo chef, che abbiamo trovato a suo agio anche con le preparazioni vegetali, ben coadiuvato da un puntuale servizio di sala. Una carta che parla di memoria e talune volte sovverte i canoni classici dell’antipasto, del primo e del secondo, prevedendo 4 menu ogni stagione.

Per vivere un’esperienza davvero totalizzante suggeriamo di scegliere il menu degustazione “Sette corse”, tanti assaggi di piccole dimensioni, che prevedono il bread pairing, un lievitato differente abbinato ad ognuna delle portate. Si comincia con ‘Zucca’, un gateau di zucca, patate, mele, mandorle, carpaccio di zucca, rosmarino, olio alla zucca, abbinato a una focaccia di zucca con porro e indivia; si prosegue con ‘Lenticchie’, a base di salsa di cipolla, finocchio, arancia e dressing di zafferano e porro, in abbinamento a un pane di lenticchie con prosciutto di cinghiale marinato e salsa melograno; ‘Porcino’, che viene lavorato alla julien, grigliato con demiglass di porcino e marinato al gin, abbinato a un pane al prezzemolo con merluzzo e creme fraiche; ‘Cardo’, tipico di Nizza, con aglio nero fermentato, salsa di bagnacauda senza acciuga e tartufo bianco; ‘Fegato’ di vitello, con salsa al miele di castagno, cipolle caramellate, salsa beurre blanc e lattuga liquida, abbinato a un pane alla Barbera del Monferrato, con salsa mornay aromatizzata al peperoncino; per chiudere con i dessert: ‘Castagna’, una crèpe di castagne, vacca blu stagionato, marmellata di pere e salsiccia di Brà; ‘Topinambur’, una tuille al miele, gocce di rugiada alla vaniglia e finocchio, una caccia al tartufo, con topinambur cotto insieme a vaniglia e miele, glassato nel cioccolato bianco, una finta terra con finocchietto tostato e timo, abbinato a un pane bao aromatizzato alla cannella e salsa al cioccolato.

Completa e ben assortita la carta dei vini che supporta l’ottimo servizio di sala, con bottiglie di annata ma anche long drink e vini dealcolati, una nuova frontiera del beverage che in percorsi degustazione lunghi può essere un inserto da tenere in considerazione. La cantina è frutto dell’esperienza di Markus Schulz e conta oltre 200 etichette di produttori piemontesi e delle più importanti regioni del vino del mondo, ponendo in evidenza il lavoro dei piccoli vignaioli.

 

 

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