PODERNUOVO A PALAZZONE, LA QUOTIDIANITÀ DI GIOVANNI BULGARI

Se il contesto è quello del territorio classico toscano, disegnato da filari di cipressi e punteggiato da ordinati vigneti a bacca rossa nel comune di San Casciano dei Bagni, laddove l’immaginaria linea di confine definisce i contorni umbri di Città della Pieve che scivolano verso le colline più anonime del Lazio, è il vignaiolo a raccontare per una volta una storia nuova in un territorio antico.

Contenuti moderni di un timido Giovanni Bulgari, titolare dell’azienda Podernuovo a Palazzone, realtà nata per volontà sua e del padre nel 2004, con l’acquisto di una vigna abbandonata. Quaranta ettari dai quale ha scelto di ripartire completamente da zero, con l’espianto totale del Sangiovese da peso. “Tredici anni ormai; sembrano tanti ma in questo mestiere sono davvero pochi”. Un cognome importante, Bulgari appunto, nota famiglia di gioiellieri, una realtà lontana dalla sua esistenza lavorativa ma soprattutto che non riguarda in alcun modo Podernuovo a Palazzone. Il bisogno di vivere una quotidianità di mani sporcate dalla terra, di una vita immersa in un contesto di campagna, del silenzio della natura, è stato l’incipit per dare vita a un’azienda giovane posta su solide basi.

Giovanni Bulgari

Innamoratosi del paesaggio rurale della località Palazzone, territorio poco blasonato e fuori dalle denominazioni toscane più celebrate, estremamente ricco di biodiversità e generosamente sostenibile, vede la prima vendemmia nel 2007 e, nel 2009 la prima produzione. Le uve sono quelle del territorio, ma non solo. “Siamo a 400 metri sul livello del mare” spiega Giovanni Bulgari “abbiamo in totale 50 ettari di cui 26 vitati e 1000 piante di ulivo solo a Palazzone, 2200 nella Tenuta di Corbara in Umbria, con cultivar di Moraiolo, Leccino e Frantoio dove alleviamo anche il Grechetto e lo Chardonnay che vanno a comporre Nicoleo, l’unico bianco prodotto dall’azienda”. Oltre al Grechetto e al Sangiovese di cui Giovanni Bulgari è profondo amante, l’azienda alleva Cabernet Franc, Merlot, qualche filare di Petit Verdot, rispolverando nomi antichi come Sotirio, trisnonno di Giovanni, argentiere e fondatore della celebre azienda. Centomila bottiglie suddivise in quattro etichette in una conduzione della vigna definita da Giovanni di “buonsenso”.

Anche la cantina, realizzata da Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, è ben inserita nel contesto delle colline senesi, un progetto modernissimo realizzato con l’inclusione nella collina stessa. “Doveva essere un progetto più archistar ma in fase di realizzazione di ci siamo resi conto di preferire la funzionalità al design, impattando il meno possibile sull’ambiente, cercando le soluzioni più sostenibili”. Quattro muri importanti, interrati per i trequarti della struttura e rivestiti in cemento dal timbro cromatico Terre di Siena, diventano elemento di continuità col paesaggio, un’ode alla bellezza di questi magnifici scenari.

Che cos’è il vino se non l’espressione artistica dell’agricoltura?” sussurra Giovanni. L’autentica passione agricola, l’animo riservato complice una sensibilità antica memoria di una storia famigliare antesignana, i sospiri per le future vendemmie, la dedizione, la cura e la ricerca scrutando l’orizzonte in attesa del giorno che verrà, della stagione che sarà mentre scorrono le annate di Argirio, dalla 2009 alla 2011, la 2013, 2014, 2015, infine la 2016 e la 2017. Il Cabernet Franc in purezza, in un territorio vergine su un suolo di argilla bluastra, desta un certo interesse. Dalle stagioni più secche come la 2011 a quelle più fresche come la 2009, in un crescendo di tannino sfumato, a tratti polveroso e graffiante, in un sorso asciutto che mostra ora il varietale, il pepato, il sapido e il piccante, ora il floreale, il cuoio, la menta e i ricordi mediterranei, si fa strada il Cabernet. Liquido gotico che insieme a Therra e Sotirio diviene la piacevole ossessione quotidiana di Giovanni Bulgari, sostanza dell’animo e spirito del luogo.

 

DEGUSTAZIONE

 

 

Therra 2018

90/100

Therra è la personale lode al territorio in un blend, variabile di stagione in stagione, di uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese composto in un mosaico di autentico riserbo. Vino trascendentale, formulato in termini totalmente accessibili agli appassionati. Naso schietto e informale, si scinde nelle nuances che appartengono a quella dimensione Toscana attraversata dalla luce, elevata a paesaggi senesi di naturale immediatezza. Familiarità e intima affabilità sono gli elementi caratterizzanti.

 

Sotirio 2014

92/100

L’arte d’invecchiare bene. Sotirio è il Sangiovese in purezza della Vigna del Moro, l’espressione più amata da Giovanni Bulgari per le sue caratteristiche di risposta al territorio, di contenuti gusto olfattivi di suolo e sottosuolo, un grande vino che si dispiega a sontuose persistenze aromatiche. La sensazione di densità avvolge il sorso, la morbidezza e la consistenza associate alla vivacità minerale esplodono in un frutto rosso scuro, terziarizzato in cuoio, grafite, tabacco bruno. Stoffa da vendere, tannino di velluto e taffetà, persistenza acrobatica: educatore raffinatissimo di terroir.

 

podernuovoapalazzone.com